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La rimonta di Hamilton a Interlagos ha acceso il dibattito sul web. È davvero un’impresa epica o è stata niente di straordinario visto che aveva una superMercedes fra le mani con la quale ci sarebbe riuscito chiunque? Sembra impossibile, eppure c’è ancora chi mette in discussione il talento di guida di Hamilton. Sui vari social frequentati da gente che probabilmente vive in una realtà parallela oppure capisce poco di motorsport bollano Lewis come un mezzo campione. Uno che vince soltanto grazie alla superMercedes. E Verstappen come un bambino viziato e capriccioso. Insomma, l’esempio più classico e spregiudicato del tifo “contro”.
Il modo più giusto di rispondere a questi sarebbe parafrasando le parole che pronunciò Danilo Petrucci, il pilota di motoGP in risposta a chi l’aveva criticato perché in una gara sul bagnato si era arreso a Rossi e Dovizioso. “Li c’è la tuta ignifuga e la macchina: prendile pure e facci vedere tu quello che sai fare”.

Ma siccome le corse si giudicano con il cronometro e non con le sensazioni, vediamo i numeri. Nel senso di cronologici e tempi sul giro. E i numeri dicono che Hamilton è stato il più veloce in pista a Interlagos. Poche storie. Ha recuperato terreno persino su Vettel nei 65 giri di gara libera dopo la safety car. Quando la corsa è ripartita, Hamilton era transitato sul traguardo in 14° posizione staccato di 9,3 secondi da Vettel al comando. Solo che mentre il ferrarista ha potuto liberamente impostare il suo ritmo di gara con le gomme supersoft correndo come si dice in “aria pulita”, cioé senza nessuno davanti, Hamilton ha dovuto invece superare un’infinità di macchine rivali che gli hanno spezzato il ritmo.
In 23 giri, per liberarsi di Hartley, Stroll, Gasly, Sainz e Hulkenberg, ha perso parecchio tempo e il suo gap da Vettel è salito fino a 17,7 secondi. Poi, una volta a pista libera, ha cominciato a girare più forte di Vettel in testa alla gara riducendo pian piano il distacco. Al 30° giro, per via dei pit stop si è trovato al comando del GP. Poi si è fermato anche lui al 43° giro per cambiare le gomme.
Quando è ripartito si è trovato 19” lontano da Vettel. Quattro giri dopo era a 15”4 dal ferrarista; al 52° giro il gap era sceso a 13”; al 60° a 8”3; al 69°, due giri dalla fine, era arrivato a 5”8. Poi la sua rimonta si è fermata contro la marcatura di Raikkonen che negli ultimi tre giri ha difeso benissimo la posizione.

 

I numeri – inequivocabili – dicono che Hamilton ha recuperato nei 65 giri di gara senza safety car 12” secondi a Vettel e oltre 17” sul compagno di squadra Bottas. Nonostante abbia dovuto compiere una decina di sorpassi per attaccare i piloti più lenti davanti a lui che gli hanno spezzato il ritmo e l’hanno costretto a scegliere traiettorie non ideali.

Sutton-Images

Ma i detrattori del web non si accontentano. E tirano fuori l’obiezione numero uno: Hamilton partendo dai box ha potuto disporre di un motore fresco e di un assetto da gara ideale, non l’assetto-compromesso che deve andar bene per il giro secco in qualifica con macchina “scarica” e per la corsa con auto a pieno carico di benzina. Facile così andare più forte di tutti.
Risposta: vero è che Hamilton disponeva di qualche vantaggio extra partendo dalla pit lane e che il suo motore poteva essere spremuto al massimo. Ma sempre dai box, con un ritardo enorme rispetto agli altri è partito. Certo, ha usato una mappatura aggressiva che gli ha permesso di “tirare” più giri. Ma quale vantaggio gli possono aver dato l’assetto estremo e il motore che girava “a regime pieno”? Diciamo tre decimi al giro? Bene, ma in gara tra il suo giro più veloce e quello di Bottas ci sono oltre sei decimi a suo vantaggio. E in gara ha recuperato 17” al suo compagno. È partito ultimo e gli è arrivato a meno di tre secondi.

Sutton-Images

Altra obiezione: Lewis si è trovato avvantaggiato nel partire dai box invece che dall’ultima fila in griglia. Fosse scattato insieme agli altri avrebbe rischiato di restare coinvolto nell’incidente del primo giro.
Risposta: Nel partire dai box ci sono sempre pro e contro. Il vantaggio è che si evitano incidenti e si può prendere col calma il ritmo giusto di gara senza dover subito battagliare ruota a ruota. Gli svantaggi però sono tanti: prima di tutto non si fa il giro di ricognizione, quindi non si scaldano le gomme e si parte “alla cieca” senza sapere come funzionerà la macchina.

Secondo: la procedura prevede che dal box si riceva il semaforo verde quando tutti i piloti hanno completato la prima curva; quindi chi parte dalla pit lane si trova all’inizio staccato di almeno cinquecento metri dal gruppo. Nella fattispecie, Hamilton ha potuto muoversi quando gli altri uscivano dalla esse Senna, quindi ha dovuto recuperare molto più terreno.

Terzo: è vero che partendo ultimi si rischia di restare invischiati in incidenti a centro gruppo, ma si può anche approfittare degli imprevisti per guadagnare rapidamente posizioni che invece, partendo dai box, si devono conquistare più a fatica in pista. Gasly per esempio, che partiva in ultima fila dove sarebbe dovuto stare anche Hamilton, al primo giro era già 10°; Lewis soltanto 16°e solo perché si erano fermati in pista per incidente Ricciardo, Magnussen, Grosjean e Ocon.

Sutton-Images

Ultima obiezione: Hamilton non ha fatto niente di più di quel che aveva fatto Vettel in Malesia tre settimane fa. Era giunto quarto anche lui a fine corsa partendo dall’ultima posizione (perché non aveva completato la qualifica per via del collettore d’aspirazione rotto). La risposta è che non è solo il piazzamento finale che rende la rimonta memorabile, ma il distacco dal vincitore. In Malesia Vettel giunse sì quarto nella gara vinta da Verstappen ma staccato di 37” dal vincitore e di 11” dal podio. Qui Hamilton è arrivato 4° a 5,4 secondi dal vincitore e a 8 decimi dal podio. In corsa ha ridotto il distacco dal vincitore rispetto al primo giro, non ha accumulato distacco ulteriore. Fa una bella differenza…

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Certo, la frase con cui ha chiuso l’intervista a Sky, trasudava un pochino di presunzione. «Con questa corsa ho dimostrato quanto sono forte. E anche la mia macchina. Ma non capisco perché Bottas non ha vinto la gara…». Ma Hamilton è così. Ha uno stile di vita sopra le righe in tutti i sensi. Può piacere o no; può risultare simpatico o strafottente, potete amarlo oppure odiarlo per i suoi eccessi. Ma come pilota e come campione non si può discuterlo. E chi lo fa vuol dire che non capisce niente di corse, di guida e di motorsport.

2 COMMENTI

  1. Direi che sul web ci sono estremismi da una parte e dall’altra. Mettere in dubbio le qualità ed il talento di Hamilton è da incompetenti come lei giustamente afferma, ma ci sono eccessi anche dall’altra parte, dove il tifo contro la Ferrari acceca ancor di più di quello pro.
    Riguardo la pur entusiasmante rimonta di ieri alcune considerazioni sono doverose:
    1)Hamilton non solo aveva un motore fresco, ma che deve durare solo due gare invece delle usuali cinque, quindi si poteva spremerlo quasi a ritmo da qualifica. Tanto se si rompe prima della bandiera a scacchi di Abu Dhabi cambia niente.
    2)L’handicap della partenza dalla pit lane è stato annullato dalla safety car, che ha permesso di annullare lo svantaggio delle gomme fredde e dei cinquecento metri di distacco dalla coda del gruppo.
    3)Il circuito di Interlagos è forse quello che in tutto il mondiale agevola di più i sorpassi, tanto che secondo me la zona DRS sul rettilineo di partenza andrebbe accorciata se non addirittura eliminata, visto l’enorme vantaggio che si ha già di suo prendendo la scia. Forse sarebbe il caso di lasciare il DRS solo sulla “Reta oposta”. Il primo che ha potuto accennare un barlume di resistenza è stato Perez che difendeva la quinta posizione. Fino ad allora Hamilton poteva superare gli avversari con oltre venti km/h di differenza grazie a DRS e prestazione della macchina. Non mi dica che questi sorpassi rompevano il ritmo in maniera significativa.
    4)Il recupero su Vettel nell’ultimo stint è stato agevolato anche dal diverso compound di gomme. Hamilton andava all’attacco a tutta, Vettel probabilmente stava anche gestendo l’usura tenendo Bottas a distanza di sicurezza.
    5)Interlagos, con la sua lunghezza ridotta e la suddetta facilità di sorpassi ha spesso agevolato le rimonte epiche. Ricordiamoci di Vettel nel 2013, ma ancor di più del 2006, quando Schumi dopo la foratura rientrò in pista praticamente doppiato (Massa gli stava due secondi dietro, ma con un giro di vantaggio). Schumi recuperò il giro e giunse quarto, a venti secondi dal vincitore Massa, sorpassando avversari come birilli e recuperando quasi un minuto. Ed allora non c’era il DRS…
    Su un’altra pista non avremmo sicuramente visto il distacco ridotto di ieri. Se prendiamo l’ultima rimonta di Hamilton prima di ieri, Spa 2016, chiuse a ventisette secondi dal vincitore ed a tredici dal secondo. Partendo da fondo griglia e non dai box.
    Non credo che fare certe considerazioni indichi faziosità ferrarista, né tanto meno sminuire il talento di Hamilton che è indiscutibile e rimane eccelso, ma solo un voler dare il giusto valore ad una gara che da sola è comunque valsa il prezzo del biglietto.

  2. Lewis Hamilton è un grande pilota che corre con una grande macchina. E lo dico da ferrarista. Personalmente non mi è mai stato particolarmente simpatico ma non è con questo aspetto caratteriale che si vincono quattro titoli mondiali. Negli anni passati avevamo gli estremisti pro Senna, pro Schumacher. Per quest’ultimo in tanti dicevano che vinceva a mani basse perché non aveva avversari. Gli stessi magari che criticano Hamilton. Cavolate….

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