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Questo è l’articolo che ho scritto a caldo nella rubrica “Nel mirino” del sito di autosprint.it. Lo ripropongo qui, integrandolo con alcune note, perché spiega con numeri e dati di fatto come e perché Raikkonen ha perso il GP di Monaco che era nelle sue mani.

Una doppietta che poteva essere dolcissima ma che invece ha un vago retrogusto dolce-amaro. Il trionfo schiacciante della Ferrari a Montecarlo ha un punto debole. La delusione di Raikkonen. Sul podio le sue smorfie erano un acido contrasto con la gioia di Vettel e del suo ingegnere di pista Rosso, Adami. Ma più che di delusione si dovrebbe parlare di mortificazione. Kimi sempre girato dall’altra parte, mai un sorriso, mai partecipe alla festa di gruppo. Sembrava, con le dovute proporzioni per carità, di vedere il podio della discordia fra Villeneuve e Pironi a Imola ‘82. Solo che Raikkonen non ce l’aveva tanto con Vettel quanto con le circostanze negative e con la squadra che secondo lui gli ha fatto perdere una vittoria che stava pregustando. E che stavolta si meritava davvero.

Il GP di Monaco si è deciso fra il 34° e il 38° giro. Quando Raikkonen è stato fermato ai box per il pit stop mentre Vettel è rimasto in pista a macinare giri veloci. Quando Kimi si è arrestato, aveva meno di 2 secondi di vantaggio su Vettel. Poteva bastare se l’undercut avesse funzionato bene. Invece quattro giri dopo, Kimi è arrivato alla staccata di Santa Devota e si è trovato Vettel che usciva dai box. Nettamente davanti a lui. A quel punto con la vittoria in pugno. Che è successo? In quei quattro giri ha dormito Raikkonen, ha volato Vettel oppure è il team che ha deciso di sacrificare il finlandese per mettere davanti il capitano? Sono successe un po’ tutte e tre queste cose. Spieghiamole per bene.

Il via del GP Monaco: Raikkonen entra in testa alla prima curva davanti a Vettel

Quando Verstappen, rompendo gli equilibri di un gara fino a quel punto d’attesa, ha deciso di andare ai box al 32° giro, ha innescato una serie di conseguenze. Le ultrasoft che avevano su tutti quanti potevano durare almeno altri venti giri senza deteriorarsi, ma siccome Verstappen con la mossa dell’undercut rischiava di fare giri veloci a raffica e ritrovarsi davanti agli avversari molti hanno pensato di proteggersi. Fermandosi a loro volta per marcare l’olandese della Red Bull. Al giro dopo, il 33° lo ha imitato Bottas. Che, “pittando” così rapidamente, ha mantenuto la posizione. In Ferrari hanno deciso di marcare Verstappen e Bottas ma… l’hanno fatto con Raikkonen che era in testa alla gara, non con Vettel come sarebbe stato più logico, visto che era quello più vicino agli avversari e che avrebbe avuto più da perdere.

Nel richiamare ai box Raikkonen al giro 34 (dove tra l’altro ha perso circa 1” di troppo sostando ben 3”4 invece che i 2,5/2,7 secondi soliti) il box rosso ha rimandato in pista Kimi quando erano appena passati Wehrlein e Button, doppiati, che già l’avevano ostacolato dieci giri prima. Vettel invece, furbamente, ha preferito restare fuori in pista visto che aveva risparmiato le gomme ultrasoft. E con le viola è riuscito a inanellare tre velocissimi giri sul passo di 1’15” basso.
E Raikkonen? Ha sprecato le sue chances di vittoria nel giro di ripartenza, che ha percorso lentamente in 1’19”518. Addirittura 1” più lento del giro di ripartenza di Verstappen e un decimo più lento di quello di Bottas, la cui Mercedes a gomme fredde non ha certo la performance della Ferrari. Certo molto più piano del suo potenziale (anche Vettel nel giro di ripartenza avrebbe poi fatto 1’18”6). È in quel frangente che Kimi ha perso la corsa. Un secondo pieno sprecato che peserà come un macigno nella classifica finale. Senza nulla togliere alla bravura di Vettel che ha saputo inanellare tre giri velocissimi che lo hanno collocato in testa alla gara, è il tempo perso nel giro di ripartenza da Kimi più che quello guadagnato da Seb ad aver deciso l’assegnazione della vittoria.

Il tempo perso in pista non è stata tutta colpa di Kimi. Anzi, lui, poveretto, c’entra poco. Non è che Kimi abbia dormito nel giro di ripartenza. Il problema è che il box Rosso l’ha rimandato in pista proprio dietro due doppiati, Wehrlein e Button. E Raikkonen nel primo giro lanciato ha dovuto superarli (uno al Loews e uno alla Rascasse) completando di conseguenza il giro più lentamente. E non sfruttando il vantaggio extra che ti dà la gomma nuova nel primo giro veloce. Poi nei passaggi successivi anche Kimi ha spinto a fondo, quasi come avrebbe fatto Vettel tre giri dopo. Kimi si stava difendendo, eccome.

Se mettiamo a confronto i tempi incrociati di Raikkonen (con gomme supersoft nuove) e di Vettel (con gomme ultrasoft usate) in quei passaggi dal 35° al 37° giro, vediamo che il finlandese non ha accusato un grande divario contro un Vettel indiavolato. Kimi ha stabilito nell’ordine i seguenti crono: 1’16”114 (contro 1’16”264 di Vettel nello stesso giro); poi al successivo 1’16”133 (contro 1’15”587 di Vettel), 1’15”606 (contro 1’15”238 del tedesco) e 1’15”527 nel giro che Vettel è andato a fare il pit stop. Come potete desumere, rispetto a Vettel, Raikkonen in pista ha perso nei giri “puliti” poco tempo: otto o nove decimi circa in tre passaggi. Non è un’esagerazione. Di più non poteva fare. Non bastava per subire il sorpasso virtuale. Se invece si è ritrovato dietro Seb alla fine della danza dei pit stop quindi è soprattutto per colpa di quei due secondi lasciati per strada al giro del pit stop e al primo giro lanciato a causa dei doppiati che ha dovuto superare.

Il podio di Montecarlo: Vettel ride, simbolica invece la smorfia di Raikkonen

Se c’è una responsabilità nella sconfitta di Raikkonen, perciò è più della squadra che del pilota. Primo perché ha fermato per primo Raikkonen quando logica vuole che si provi l’undercut (anche di difesa) con il pilota dietro, non con quello davanti. Che di solito aspetta ad agire che chi è alle spalle faccia una mossa tattica, non lo precede. Ma Vettel nel dopogara ha spiegato che l’accordo interno era che si fermasse prima chi è in testa, perché rappresenta un vantaggio. Puoi fare alcuni giri a gomme fresche per attaccare. È la regola dell’undercut. Che funziona sempre ma non a Montecarlo, dove è facilissimo che i doppiati possano rovinarti la strategia.

Perciò ci lascia stupiti l’ingenuità del team di rimandare Kimi in pista nel traffico dei doppiati. La squadra al momento topico non poteva non sapere che c’erano quei doppiati in giro che Raikkonen, sostando in quel passaggio, si sarebbe ritrovato davanti proprio nel momento peggiore: nel giro di ripartenza a gomme fredde. Quando è più difficile superare uscendo di traiettoria. Persino su un qualsiasi iPad di uno spettatore dotato della App della F1 c’è la piantina della pista con la dislocazione in tempo reale delle macchine in pista. Possibile che al muretto box, dove ci sono ingegneri col GPS di tutte le vetture in gara, non sapessero prevedere dove sarebbero stati i doppiati?

Inoltre non regge la tesi che Raikkonen sia stato fermato per difenderlo dall’undercut di Bottas. Il pilota della Mercedes n.77 non è mai stato veloce a Monaco. Aveva richiuso il gap da Raikkonen prima soltanto a causa dei doppiati che avevano frenato Kimi, ma erano bastati due giri a piista libera per riaprire sopra i 5″ il divario. Bottas, quando ha cambiato le gomme con le SS fresche, non era certo un fulmine. Ha viaggiato sul passo di 1’17” alto e 1’18”, mentre Raikkonen prima era stato in grado di andare 1″ più veloce senza strafare ancora con le US usate. Inoltre è risaputo che la Mercedes appena cambiate le gomme, è molto lenta in pista perché non riesce a scaldarle. Quindi come faceva il team Rosso ad aver paura di un recupero di Bottas?

Non pensiamo che la Ferrari abbia fatto apposta ad inguaiare Kimi fermandolo anticipatamente per favorire Vettel anche perché se volevano compiere un gioco di squadra in questo senso, l’avrebbero effettuato fin dal via. Ma certo nell’episodio del pit stop di Raikkonen il team non ha dimostrato quella scelta di tempi perfetta nelle strategie e nelle tempistiche che aveva permesso alla Ferrari la vittoria in altre occasioni. Inguaiandolo invece che favorendolo. È un dato oggettivo incontestabile che la mossa ha premiato l’altra Ferrari, tra l’altro quella che faceva più comodo vincesse, cioé quella di Vettel. Raikkonen per impedirlo avrebbe dovuto trovarsi con 5” di vantaggio su Vettel al 34° giro, non con meno di 2”.

Il via di Monaco F1 dall’alto: si vede come Vettel deve difendersi da Bottas

Ad essere cinici, si può pensare come disse gelidamente Enzo Ferrari a Gilles Villeneuve quando si lamentava dei favoritismi a Pironi a Imola ‘82: in fondo ha sempre vinto una Ferrari no? Di certo la smorfia sul podio di Raikkonen mentre tutti gli altri festeggiano ha un sapore amaro. Quello del pilota che si sente defraudato. E non per colpa sua. La prova viene dal linguaggio del corpo. La faccia delusa, mogia e arrabbiata faceva capire chiaramente che Kimi non rimproverava se stesso per la sconfitta, ma additava la responsabilità dell’insuccesso a fattori esterni. Nell’intervista a fine gara ha anche lanciato una velata accusa a mezza voce, quando ha detto: “È stato lontano dall’ideale finire dietro un doppiato dopo che sono uscito dai box, ma non era nel mio controllo”. Come dire: doveva pensare il team a non mettermi in quella condizione.

Hamilton, che da avversario, vede le vicende da una prospettiva diversa, sostiene che è stato un evidente gioco di squadra e che la Ferrari abbia fatto capire chiaramente chi è il pilota numero uno nel team. «Quello che è successo è evidente. È molto difficile che una strategia all’interno dello stesso team porti la macchina davanti a venire scavalcata da quella dietro. A meno che non sia proprio il team a volerlo, a decidere di favorire l’altra macchina».

3 COMMENTI

  1. Caro Alberto la tua disamina è ineccepibile ed ancor più lodevole in quanto in più di in occasione hai criticato Kimi ritenendo che avesse fatto il suo tempo.
    Invece è un pilota, come tutti gli altri top driver e e non, che se non sente ” sua ” la macchina non è in grado di esprimere tutte le proprie potenzialità.
    Vedi il buon Vettel alcuni anni fa bastonato da Ricciardo oppure Hamilton quest’anno, ecc.
    Inoltre Kimi è un vero signore, mai una parola fuori posto, un lamento nei confronti della squadra o di Vettel che in più di in occasione gli ha rovinato le gare, sempre gentile anche se in apparenza burbero e scostante.
    Non permettergli di vincere a Montecarlo, che avrebbe strameritato dopo la pole straordinaria che aveva tolto il sorriso a Vettel, è stata l’ennesima vigliaccata della Ferrari nei confronti di un pilota leale e generoso che non la meritava affatto.
    Come fu con Gilles a Imola, con le conseguenze che purtroppo ben ricordiamo, con Barrichello più volte, con Massa, ecc.
    Ma nel mondo in genere non c’è posto per per le cosiddette brave persone come lo è Kimi, anche se dotate di un talento cristallino, di un manico da paura anche a 37 anni suonati, e che si è cimentato nei rally mondiali con grande coraggio.
    E non va dimenticato che è stato l’ultimo campione del mondo della Ferrari che dopo di lui non ha più vinto nulla!
    Antonio Amadesi

  2. Non è che Hamilton vede la faccenda da un’altra prospettiva…la vede così com’è.
    L’hanno fatto di proposito a spedirlo in seconda posizione, altrimenti l’unica alternativa è che al muretto c’è un gruppo di cialtroni altro che ingegneri.

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