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Che succede quando cede di schianto una sospensione? Le immagini del crash di Brendon Hartley, nelle prove del GP Gran Bretagna Silverstone, lo documentano. Hartley ha subito il cedimento della sospensione anteriore della sua Toro Rosso nella curva di Brooklands, la stessa del magico sorpasso di Vettel su Bottas in corsa. Una piega dove si arriva a poco più di 300 km/h in settima marcia, poi si scalano 3 marce e si volta a circa 140 km/h. La sospensione ha ceduto all’inizio della frenata e la Toro si è schiantata contro le barriere. Quando si rompe una sospensione la macchina diventa inguidabile: prosegue impazzita a suo piacimento senza direzione e senza possibilità di controllarla.

Nel caso di Hartley, tanto fumo e polvere, ma niente danni, se non per la scocca distrutta della Toro. Hartley è potuto uscire camminando dalla Toro distrutta e il giorno dopo era ancora in macchina. Questo dovrebbe far riflettere sull’evoluzione della sicurezza in F1.

Tanti anni fa invece, per incidenti del genere, in F1 si moriva. Il cedimento meccanico era la cosa più temuta dai piloti perché era improvviso e non ci si poteva far niente per impedirne le conseguenze. È morto così, per la rottura della sospensione in piena velocità Jim Clark a Hockenheim nel 1968. È morto quasi per lo stesso motivo (allora a esplodere fu il disco freno che spaccò a sua volta il semiasse anteriore) Jochen Rindt alla staccata della parabola a Monza nel 1970. Due campioni del mondo F1 uccisi da guasti tecnici improvvisi.

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