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Criticato, sbeffeggiato, contestato da tanti – me compreso – l’Halo si è preso la sua rivincita. Domenica 26 agosto ha salvato la testa e forse la vita di Charles Leclerc, scavalcato in volo dalla McLaren di Alosno che gli è caduta proprio sull’Halo. L’arco di acciaio e titanio però ha protetto la testa del pilota evitando l’impatto diretto. Sull’Halo bianco della Sauber-Alfa è rimasto un lungo segno nero, lì dove la gomma e il fondo della MP33 hanno colpito l’acciaio, scalfendolo. Senza Halo avrebbe colpito la testa del pilota con tutte le possibili conseguenze.

Io personalmente ero stato un forte critico dell’Halo perché stravolgeva la fisionomia delle F1. Ma devo fare ammenda e ammettere il mio errore di giudizio. Una brutta estetica non vale certo una vita. Pur se brutto, se quell’arco può evitare disgrazie o salvare vite (perché non accadano più incidenti come quello di Donohue, Surtees jr, Massa, Bianchi e Wilson) – come probabilmente ha già fatto domenica scorsa – ben venga. Jean Todt, presidente della Fia che lo ha fortemente voluto passando sopra a tutti i critici, si merita tanti complimenti. Aveva visto giusto.

 

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