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Basta una sola sessione di test per capire chi è in vantaggio e chi arranca fra i team di F1 2018? Si, basta. Anche se i primi test di Barcellona si sono svolti con freddo e pioggia, e una pista il cui asfalto, anche quando era asciutto non superava i 10 gradi di temperatura, ce n’è abbastanza per capire lo stato di forma dei vari team. Per cui, anche sulla base di indiscrezioni da parte di alcuni addetti ai lavori che hanno seguito le prove presso i garage di alcuni team e hanno accesso a informazioni e dati esclusivi e riservati, sono in grado di tracciare un quadro abbastanza preciso dello stato di forma delle varie squadre. E indicarvi chi invece è lontano dagli obiettivi inseguiti. Più che i tempi, che dipendono molto dalle mescole usate e dai carichi di benzina, vi racconto le sensazioni dei box vissute dal di dentro. Da parte di chi aveva accesso a giudizi precisi da parte dei piloti. Dividiamo l’analisi in due parti: prima i tre top team, poi sorprese e edelusioni.

MERCEDES – Già in “palla”
È la squadra al momento più in forma. La nuova W09 ha dimostrato di essere nata bene e di essere subito competitiva e velocissima. Sia nelle mani di Bottas che soprattutto in quella di Hamilton che ha ottenuto con gomme di mescola media il miglior tempo assoluto dei primi 4 giorni in 1’19”333 rifilando 3 decimi alla Ferrari di Vettel (ma con le soft). Ma più che i tempi, fa testo la regolarità con cui la W09 ha girato nel apsos gara. E il fatto che la Mercedes sia tornata a girare e far i tepi con le gomme medie come faceva nel 2015 e 2016. L’anno scorso, contrariamente alle sue abitudini, la Mercedes girò a lungo con le gomme soft (come ha fatto stavolta la Ferrari) e si scoprì dopo perché: la macchina era nata male, con problemi aerodinamici e si cercava con le mescole più morbide di rimediare a quella mancanza di grip congenito che fu poi risolto soltanto tre mesi dopo con una evoluzione dell’aerodinamica. Staovlta invece si capisce che la W09 è “nata bene” e si vede dalla cstanza con cui ah girato con le gomme medie. Se l’aderenza c’è di suo, il team non va a cercarla artificialmente con mescole più soffici. C’è da dire che la Mercedes è stata facilitata dal fatto che la W09 è soltanto una raffinata evoluzione della monoposto del 2017, non una grande rivoluzione; certe caratteristiche di base, come il progetto a passo lungo, non sono cambiate per cui gli nigegneri non si sono dovuti affannare a ritrovare un delicato equilibrio aerodinamico che si scompensa quando si modificano le caratteristiche di base come il passo o la distribuzione dei pesi. La W09 invece è soltanto una evoluzione, raffinata ma non azzardata, della monoposto 2017 che nelle ultime gare di stagione aveva trovato un equilibrio perfetto. La Mercedes non ha preso grandi rischi e probabilmente sfrutta anche il vantaggio di aver già collaudato alcune componenti 2018 nelle ultine gare dell’anno scorso a risultato ormai acquisito. Un vantaggio che pagherà nelle prime gare della stagione.

FERRARIVeloce ma acerba
La nuova Ferrari SF71H sembra anche lei “nata bene” perché è andata forte abbastanza in fretta, sia nelle mani di Raikkonen con le mescole medie che in quelle di Vettel con le soft. Ma visto il tempo dedicato ai giri con le mescole più morbide, si vede che la Ferrari è ancora alla ricerca di un certo equilibrio. Probabilmente il progetto con passo allungato (si sa che la SF71H è circa 7 cm più lunga della precedente) richiederà tempo per essere compreso fino in fondo nel suo potenziale. La Ferrari insomma sembra ancora alla ricerca di una messa a punto perfetta. È più indietro della Mercedes, al contrario del 2017 in cui la Rossa uscì dai test pre-campionato molto più competitiva e a punto della rivale tedesca che era ancora acerba, Qui i ruoli sembrano essere invertiti, per cui anche se il potenziale sembra elevato visto che Vettel a 1’19” alto c’è arrivato (Raikkonen invece ha perso un giorno per la pioggia), la Ferrari deve ancora trovare una vera messa a punto. aver cambiato il layout dell’auto allungando il passo ha probabilmente modificato i centri di pressione, e i delicati equilibri del 2017 e serviranno altri collaudi per estrarre il massimo della SF71H. Il dubbio è: basterà l’ultima sessione di test o la Ferrari arriverà a Melbourne ancora acerba rispetto alla sua rivale storica?

RED BULL Sorprendente
La facilità con cui Ricciardo si è messo dietro tutti quanti il primo giorno (1’20”1) fa capire una cosa: che la RB14 c’è eccome. Una F1 nata bene si vede subito appena mette le ruote in pista. E la Red Bull si è dimostrata tale, anche se poi con Verstappen si è un po’ persa dietro a piccole fragilità. Ma se la RB14 non fosse un’auto veloce, non avrebbe mai fatto subito al primo giorno un tempo cui Bottas è arrivato dopo due giorni. Tra l’altro la Red Bull sembra aver lasciato l’impressione di un’auto con tanto grip, capace di mandare subito in temperatura le gomme: dote che quando si tratta poi di affrontare il flying lap in qualifica è una dote invidiabile. Vedremo però se al caldo riuscirà, oltre che scaldarle in fretta, anche a mantenerle entro la “finestra” ideale di utilizzo e a non surriscaldarle.

RENAULT – TORO ROSSOPromosse
La Renault RS18 e la Toro Rosso STR13 sono quelle che hanno lasciato le impressioni più confortanti. La Toro Rosso perché, a dispetto del motore Honda di cui tutti temevano chissà quali rotture, ha girato con una regolarità invidiabile coprendo migliaia di km. Anche più di cento giri in un solo giorno. E questo ha permesso alla squadra di svolgere quel lavoro di messa a punto che solitamente la McLaren motorizzata Honda nel 2017 non riusciva a compiere. L’exploit della squadra faentina conferma quelle che erano le impressioni di qualche mese fa: che a dispetto delle critiche di Alonso, il motore Honda a Interlagos e Abu Dhabi aveva raggiunto una competitività non da poco e che forse la Mclaren avrebbe potuto pentirsi della scelta di abbandonare il V6 giapponese per il Renault.
Quanto alla Renault, i forti investimenti che il costruttore francese ha riversato nel team F1 e nello sviluppo motori, stanno dando i loro frutti sulla squadra madre; la Renault ha due piloti velocissimi e costanti, come Sainz e Hulkenberg e sembra già in buona forma. Il tedesco ha girato come Raikkonen a pari gomme. La Renault RS18 sembra pronta ad rivestire il ruolo di quarta forza del mondiale dietro le top 3.

MCLAREN – SAUBER – WILLIAMSRimandate
Le accomuniamo nel giudizio anche se con motivazioni diverse. La McLaren sembra andata fortissimo, ha ottenuto il 3° tempo assoluto con Vandoorne (‘19”854), unica machcian con Ferrari e Merrceds a scendere sotto 1’20” sul giro secco. Ma ci è risucita con le gomme più soffici che ci siano, le hypersoft che sono di ben tre gradazioni più morbide (in mezzo ci sono ultra e supersoft) delle gialle usate da Ferrari e da tutti gli altri. E ben 4 gradazioni più morbide delle medie impiegate da Hamilton. In più la McLaren ha denunciato preoccupanti fragilità: sembra che ancora una volta il team come ai tempi di Dennis abbia voluto costruire una macchina “estrema” nelle scelte tecniche ma che espone il motore a surriscaldamenti. E se la MCL33 scaldava a Barcellona con 3 gradi, che succederà in Bahrain o nelle gare estive?
Della Sauber, preoccupa – anche in prospettiva dell’abbinamento col nome Alfa Romeo – la sua difficoltà a generare giri veloci. Vero che il progetto C33 è nuovissimo e che Leclerc è un rookie, ma in 4 giorni non si è mai visto un lampo né uno sprazzo. Possibile che non sia sia mai voluto cercare il limite? O forse è la macchina che ha qualche limite?
Infine la Williams: visto quanto ha fatto girare Kubica per cercare un buona messa a punto al posto dei due giovani piloti titolari, forse la squadra si è gia pentita di aver puntato su due quasi rookie privandosi di un pilota esperto come il polacco. I tempi in cui la Williams era la terza forza del mondiale sono definitivamente andati.

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