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Prima l’Audi che sei mesi fa annuncia annuncia il ritiro dal WEC per concentrarsi soltanto sulla Formula E. Poi Mercedes che a metà luglio a sorpresa si tira indietro dal DTM, campionato di cui è co-organizzatore, per passare alla Formula E. E adesso la Porsche, altra azienda della galassia VW, che ripudia di colpo il WEC e la 24 Ore di Le Mans e decide di puntare i suoi sforzi soltanto sulla Formula E. A questo aggiungeteci la Jaguar, che già da un anno ha deciso di puntare sule monoposto elettriche, come la DS (costruttore del gruppo PSA Peugeot Citroen) e la Mahindra che ci partecipano da questa stagione. Senza contare la Renault che in Formula E c’è dalla nascita del campionato, nel 2014.

Insomma, il motorsport tradizionale sta crollando: il WEC è praticamente morto senza i grandi Costruttori. C’è rimasta la Toyota, ma pensate che il colosso che ha reso celebre la tecnologia dell’ibrido voglia correre da sola e vincere senza nessuno in attesa della Peugeot che prima del 2020 non entrerà a Le Mans?

La Formula E sta fagocitando tutte le altre categorie e sta attirando i Costruttori nel proprio giro. Senza Audi e Porsche il WEC è scomparso, o meglio è defunto a livello di Case ufficiali perché resterà invece un campionato fra privati con le LMP2, ma probabilmente diventerà una serie di nicchia per appassionati com’era il campionato BPR di metà Anni ‘90: una serie solo per team e piloti privati, che attirerà ben poca attenzione. E di cui nessuno parlerà fuori dalla Francia. Perchè i Costruttori non ci mettono soltanto le auto da corsa all’avanguardia a Le Mans, ma anche i soldi per comunicare la propria partecipazione e per far parlare giornali e Tv. Senza Audi, Porsche e forse Toyota a chi interesserà sintonizzarsi su Eurosport nel 2019 per vedere alla 24 Ore una sfida fra Oreca, Alpine, G-Drive e SMP guidate da Panciatici, Beche e Perrodo?

Perché i Costruttori escono dal WEC o dal DTM? Per due motivi: una stagione nel WEC e a Le Mans costa a un Costruttore almeno 200 milioni di euro. La F1 poi costa pure il doppio se viene praticata a livello di Ferrari e Mercedes, e meno del WEC invece per i team minori come Toro Rosso e Sauber. Ma almeno in F1 c’è una “torta” di premi e diritti Tv in denaro pari a 100/150 milioni se arrivi nei top 4 del mondiale e circa un sessantina se sei fra gli ultimi. Con quei soldi e un po’ di sponsor puoi pareggiare il budget. Nel WEC invece nemmeno quello. È una rimessa economica e basta con spese a carico dei Costruttori. Le Case auto ci corrono (anzi ci correvano finora) per pubblicizzare la propria tecnologia, ma se c’è una tecnologia molto meno costosa come la Formula E allora preferiscono quella. Perché la Formula E è molto più a buon mercato: auto monotipo, costi ridotti, con 20 milioni di euro scarsi ti fai benissimo l’intero campionato. Ad Audi e Porsche l’impegno in Formula E costerà un decimo del WEC. E darà molta più immagine perché si corre in città, nei centri urbani: sei sotto gli occhi di tanti curiosi, attiri i giovani e diventi “politically correct”.

Pensate a Audi e Porsche: insultate e disprezzate come industrie avvelenatrici per via dello scandalo del dieselgate. In Formula E si rifaranno una verginità dimostrando di impegnarsi in una tecnologia pulita come quella elettrica che piace ai politici, agli ambientalisti e ai radical-chic.

Peccato che ci siano due grossi difetti: primo, quella delle auto elettriche è tecnologia pulita solo apparentemente. Perché la Formula E, come le auto stradali elettriche, non sono inquinanti quando marciano, questo è vero. Ma inquinanti lo sono – e tanto – le batterie quando si tratta di smaltirle. Finché sono poche è un conto, ma pensate se metà del parco automobilistico europeo invece che a gasolio marciasse in elettrico. Immaginate quante batterie esauste da smaltire, e quanta elettricità in più da produrre per caricare le auto. E poi è molto inquinante anche tutto l’iter produttivo di queste tecnologie elettriche. Procurarsi il litio (minerale raro) che serve per gli accumulatori, produrre la corrente elettrica per ricaricarle. Insomma, è un po’ come il padrone di casa che pulisce il salone per gli ospiti ma nasconde lo sporco sotto al tappeto. Lo sporco da qualche parte resta anche se non si vede. La vera tecnologia elettrica “pulita”, se vogliamo dirla tutta, è il fuel cell, quella che genera l’elettricità per il motore elettrico dell’automobile dall’idrogeno tramite una reazione chimica e produce acqua allo scarico. Ma questa è un’altra storia.

L’altro grande difetto della Formula E è che non è motorsport. Almeno nel senso tradizionale, come lo intendiamo noi. Non c’è rumore, non c’è velocità. Chi è appassionato di corse tradizionali non riesce ad apprezzare la Formula E che è uno show “diverso” ed asettico. Senza sound, senza odore, senza brivido né senso della velocità. Mancano tutte quelle componenti di emozione e passione, quel mix di rumore, suono e vibrazioni che ti squassano il petto con cui siamo cresciuti noi appassionati di corse automobilistiche e che ti creano emozione. Non è necessariamente una cosa brutta la Formula E; ma è una “cosa” diversa.

Se vogliamo, per adesso in Formula E c’è anche poco show, nel senso che le macchine vanno davvero tutte uguali: come si qualificano, così arrivano al traguardo più o meno. Non ci sono grandi sorpassi per cui il pilota fa poco la differenza. Sono affascinanti dal punto di vista costruttivo per un ingegnere, ma ben poco magnetiche per un appassionato perché non trasmettono quel senso di “potenza” esuberante quando le vedete ferme. Tanto meno in movimento perché marciano nel silenzio più assoluto rotto soltanto dal fischio dei motori elettrici e della trasmissione.

E poi vanno contro tutte le regole del rapporto peso/potenza vicino a 1, che è la chiave per la massima prestazione che ci hanno sempre insegnato nelle corse. Come sono i mostri del WEC che hanno 900 cavalli e pesano 900 kg, oppure le F1 che di cavalli ne hanno mille e pesano 600 kg. Le Formula E invece hanno 270 cavalli e pesano ben 800 kg. Fate voi i calcoli del rapporto peso/potenza…

È uno sport più vicino ai ragazzi che non hanno mai visto le corse automobilistiche dal vero e le conoscono soltanto dai videogiochi del computer. È uno show diverso. Magari prenderà piede e piacerà a tutti i millenials. Ma chi ha sentito ruggire le auto da corsa di questi ultimi anni, le ha viste entrare in curva a velocità spaventosa, non potrà non restare un po’ scioccato dalle gare “elettriche”. Chissà se un giorno guarderemo le vecchie auto da corsa con motore a scoppio con il distacco e la curiosità con cui oggi guardiamo nelle esibizioni la Mercedes di Fangio del 1955?

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