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Pensate che strano: un giorno potrete dire ai vostri nipoti che il 23 giugno 2019, sotto un’afa terribile, avete avuto il privilegio di assistere in Tv al più brutto Gran Premio della storia della F1. Quello di Francia al Castellet. A definirlo così è stato un giornalista britannico del quotidiano “The Telegraph”. E lo dice nonostante abbia vinto un inglese. Pensate un po’ a che punto siamo arrivati. Ed è in buona compagnia perché onestamente quasi nessuno può dire che sia stata una bella gara.

Gli elementi negativi ci sono tutti: un andamento monotono e triste, con i piloti di vertice tutti staccati fra loro. I primi sei arrivati al traguardo piazzati così com’erano partiti, più o meno: Hamilton, poi Bottas, Leclerc, Verstappen e l’unica variabile di Vettel che ha superato Sainz e l’altra McLaren di Norris. Mai un duello ravvicinato in testa alla gara. Solo una lunga processione di macchine a 230 km/h di media. Una pallosissima passeggiata delle due Mercedes inutilmente inseguite dalla Ferrari e dalla Red Bull. Nessuno che avesse lo slancio o la capacità di attaccare quello davanti. Persino Hamilton si è sentito in imbarazzo nelle interviste del post gara quando ha spiegato che per lui, contrariamente a quanto sembrasse da fuori, non è stata una passeggiata. Ha detto che aveva fatto fatica a guidare perché era assillato da piccoli problemi che dall’esterno non si colgono ma non lo lasciavano tranquillo: il sedile fissato male, la gestione delle gomme problematica e così via. E ha concluso quasi scusandosi e facendo vedere la propria testa: vedete come sono sudato? Ha detto. Pensate che se fosse stata una passeggiata sarei così accaldato e pieno di sudore in fronte? Poi però con i giornalisti inglesi, a quattr’occhi, ha ammesso: “Se dite che questa F1 è noiosa, vi capisco in pieno”.

A essere più realisti si potrebbe dire che la gara del Castellet non è stata una corsa particolarmente più brutta di tante altre dell’era turbo ibrida. Anzi, qualche momento vivace c’è stato. Grazie al duello finale a quattro fra Norris, Ricciardo, Raikkonen e Hulkenberg.

Guardate qui l’ultimo giro combattutissimo dalla camera car del pilota Renault.

Il vero problema non è che sia stato particolarmente brutto o meno il GP Francia, ma che tutti i GP 2019 che abbiamo visto finora sono stati brutti. Senza emozione né pathos. Scontati dal primo all’ultimo giro. L’unico che ha fatto eccezione è il famoso GP Canada con il duello Vettel-Hamilton ucciso sul più bello dalla Fia e dall’impopolare decisione degli steward. E qui veniamo al punto dolente del problema: di chi è la colpa della mancanza di spettacolo? Delle regole. Sia quelle tecniche che quelle sportive. E di chi perciò le regole le scrive. Cioè della FIA.

Dopo tre curve al Castellet ecco dov’era Hamilton e dov’erano i suoi rivali… E poi vogliamo parlare di duelli?

Uno potrebbe obiettare che la F1 era noiosa anche venti o trent’anni fa. Nel 2002 Schumacher e la Ferrari vinsero il mondiale dopo 11 gare. A Luglio erano già iridati. Nel 1988 le McLaren-Honda turbo di Senna e Prost conquistarono 11 vittorie di fila, come nemmeno questa super-Mercedes è ancora riuscita a fare (ma vedrete che fra breve ci arriverà). Fra il 2010 e il 2013 Vettel e la Red Bull conquistarono quattro mondiali di seguito. Dov’è la differenza allora tra la F1-noia di ieri e quella di oggi?

La risposta è: nel fatto che la supremazia Mercedes ha monopolizzato un’intera era tecnologica, quella della F1 turbo ibrida. Ai tempi della McLaren-Honda turbo, il binomio dominò per un solo anno. Poi col motore aspirato si rimise tutto in discussione. All’epoca di Schumacher e della Ferrari il dominio fu più costante però meno schiacciante: durò per cinque anni dal 2000 al 2004, ma c’era più alternanza con gli avversari. E soprattutto Ferrari non monopolizzò l’intera era dei V10 aspirati. Prima della Ferrari aveva vinto la Williams, poi la McLaren-Mercedes e dopo di lei vinse la Renault. Invece con i motori turbo ibridi nessun altro Costruttore ha mai vinto un campionato dal 2014 ad oggi. Solo qualche gara sporadica. E sul podio ci vanno costantemente i piloti di tre soli team: Mercedes, Ferrari, Red Bull. Nessun altro.

Come dice qualcuno, se ci fosse ancora Bernie Ecclestone al comando della F1, attento com’era lui al concetto di show, dopo quattro anni di successi Mercedes si sarebbe congratulato con Toto Wolff per le sue vittorie di fila e poi gli avrebbe cambiato le regole sotto il naso per rimescolare le carte. Purtroppo ora ci sono gli americani di Liberty Media che sembrano più lessi di un pesce congelato nel comprendere i problemi tecnico-sportivi e nel reagire.

L’altra grande responsabilità del mancato show è della FIA. Che in nome della sicurezza estrema, della tecnologia suprema e del controllo delle intemperanze fra i piloti ha ucciso le uniche forme di spettacolo che la F1 poteva offrire: cioè i duelli ruota a ruota. Ha inibito ogni genere di manovra aggressiva in gara perché potenzialmente pericolosa. E ha obbligato i commissari, anche gli ex piloti, a comportarsi così. Persino gente come Pirro, come Dalmas, che quando correvano ai loro tempi, di ruotate ne hanno date e prese, ora devono applicare rigidamente regole che sono meno flessibili del carbonio con cui sono costruiti i telai delle F1.

La più grave colpa della FIA è proprio questa: l’aver inibito e represso anno dopo anno il naturale agonismo dei piloti. Da questo punto di vista, la sentenza di Montreal ha fatto nuovi e ulteriori danni. Perché ha dato un ulteriore giro di vite. Ha messo fuorilegge l’essenza stessa del motorsport: la combattività. Ha trasformato i Gran Premi in un wrestling. Dove il contatto è proibito. E adesso anche il solo intimidire l’avversario senza toccarlo è diventato un reato.

Il famoso sorpasso di Zanardi al Cavatappi di Laguna Seca nel 1996 su Brian Herta

Una volta forse eravamo all’estremo opposto, lo riconosco. Senza scomodare il solito duello Villeneuve-Arnoux di Digione, ve lo ricordate questo magnifico sorpasso di Zanardi su Brian Herta al “cavatappi” di Laguna Seca? Mitico. Leggendario. Da alzarsi in piedi sulla sedia e urlare per la temerarietà e il sangue freddo dimostrati da Zanardi per staccare sotto a Herta e infilarlo, saltando oltre il cordolo per riuscire a chiudere sorpasso e curva. Non eravamo nella preistoria del motosport, ma nel 1996.

Oggi Zanardi sarebbe stato punito con un drive through o con 10 secondi di penalità, esattamente come è capitato al Castellet al povero Ricciardo che, nel tentativo estremo all’ultimo giro di superare Norris ha messo le ruote oltre la riga bianca tagliando di 50 centimetri la chicane. Apriti cielo! Indagato e processato come un delinquente a fine gara dagli steward.

Ricciardo oltrepassa la riga bianca per superare in velocità Raikkonen. Ma non percorre meno strada.

Anzi, se vogliamo, delle due penalità inflitte a Ricciardo contemporaneamente all’ultimo giro, la più scandalosa è la seconda: quando l’hanno accusato di aver oltrepassato la riga bianca per superare in rettifilo Raikkonen. Kimi lo aveva giustamente stretto fino a lì e lui ha tenuto il piede giù invece di desistere. I due erano in rettifilo, non in curva: mica Ricciardo ha fatto meno strada di Raikkonen! Dall’aver oltrepassato la riga non ha tratto un vantaggio. Ha solo avuto le palle di resistere all’intimidazione di Kimi. Quella regola è fatta per chi taglia le curve facendo meno strada, non per chi si allarga in rettifilo.

È proprio questo il male della F1 by FIA di oggi. L’intimidazione/ostruzione è diventata una cosa proibita (vedi caso Vettel a Montreal). Ma resistere all’intimidazione è anche quello contro le regole (vedi Ricciardo al Castellet). Allora che devono fare i poveri piloti? Viaggiare tutti in trenino dal primo all’ultimo giro? È questa la F1 che la FIA vuole? No grazie.

Per cui cambiamo subito queste maledette regole. Sia quelle tecniche che quelle d’ingaggio fra i piloti. Hamilton è il primo a volerlo perché anche lui si annoia a vincere senza duellare. Ha anche postato su twitter un’immagine di Indianapolis invocando il ritorno all’erba a bordo pista!
Ma niente palliativi e piccolezze: vogliamo stravolgimenti veri. Abbandoniamo la complessità del powertrain ibrido e soprattutto troviamo il modo di abolire l’iniquo principio che un GP F1 debba basarsi in primis sulla gestione delle gomme e del consumo di carburante. Troviamo una formula tecnico/sportiva che lasci i piloti liberi di correre al massimo del potenziale loro e della vettura anche per tutta la durata del GP se ci riescono, senza che debbano preoccuparsi di sprecare troppa benzina o salvaguardare gli pneumatici.

Persino Hamilton ha sottolineato sui social quanto sia bella l’erba ai bordi della pista, prendendo a esempio Indianapolis

E dal punto di vista sportivo via l’asfalto dalle vie di fuga e concediamo più libertà ai duelli: se uno mette il muso dentro l’altro in frenata, deve avere il diritto di provarci senza passare per un delinquente. E poi restringiamo le ali anteriori per evitare che ogni toccatina sfoci in una foratura della gomma dell’avversario e chiudiamo uno, anzi due occhi sulle ruotate e sulle esuberanze d’agonismo. L’intimidazione, la spallata, il resistere all’avversario fianco a fianco siano permessi, la scorrettezza palese no. Chi esagera, renda la posizione. Ma al giro dopo ha il diritto di riprovarci, non di venire penalizzato.

Non è così impossibile riuscire a cambiare le cose: basta volerlo. I piloti l’agonismo sono disposti a mettercelo. Come ha detto a fine gara Ricciardo dopo la doppia penalità: “Sono contento di averci provato. Era giusto tentare, piuttosto che non farlo per niente”. Questo è quello che induce ottimismo. Il fatto che un “piedone” come l’australiano dica, nonostante il rischio-penalità, che tentare è meglio che stare a guardare, è di buon auspicio. Significa che i piloti hanno voglia di mettersi in gioco. Lasciamoli più liberi di correre come sanno fare.

1 COMMENTO

  1. Domenica per la prima volta da moltissimo tempo non ho guardato il GP: ero sintonizzato sul sito della 24 ore del Nürburgring: per quanto mi riguarda, questa Formula Uno è gestita da persone che non sono interessate al bene della categoria. Ciò che è accaduto a Montréal, dove hanno distrutto un GP ( bellissimo prima della penalità ) con una decisione che, di fatto, è un non senso Incredibile l’andazzo che ha preso la F1: penalità a gogo a chiunque (per motivi da codice della strada e non da Corse su circuito) eccetto Mercedes ed Hamilton. Loro possono fare cose per le quali i concorrenti vengono penalizzati. Basti vedere Hamilton che taglia la strada a Verstappen: non luogo a procedere. L’anno scorso Vettel in Austria penalizzato di tre posizioni in partenza per non essersi spostato dalla traiettoria ideale quando passava Sainz nel giro lanciato. E che dire di Hamilton a Montecarlo che non venne sanzionato per la stessa identica cosa per la quale hanno scippato il GP del Canada a Vettel
    Fosse per me queste penalità no sarebbero MAI esistite. Ma, una volta che esistono, dovrebbero valere per tutti. Sinceramente, la sensazione che ho, è che, pur di vincere Wolf e compagnia stanno buttando in mare tutta l categoria. Per quanto mi riguarda, finché le cose continueranno così sfogherò la mia passione con altre competizioni

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