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Sono stato a Imola a seguire il debutto di Valentino Rossi con le quattro ruote in GT. Ho parlato con lui, ho seguito i suoi stint in pista, ho ascoltato la conferenza stampa, sono andato a vederlo guidare nelle curve durante le prove e ho parlato con i suoi avversari. Insomma, mi sono fatto un’idea chiara dal di dentro del suo debutto; per cui mi lascio andare a un giudizio che credo misurato e non viziato da isterie o fanatismo ma nemmeno da preconcetti nei suoi confronti.

Partiamo dalla conclusione: Vale se l’è cavata piuttosto bene fino al momento el pit stop dove ha clamorosamente “cannato” la sua piazzola di sosta nel rientrare al cambio pilota. Così ha dovuto riaccelerare in corsia box e compiere un intero altro giro prima di tornare a fermarsi. Un errore che non si deve assolutamente fare ma che nel suo caso, visto il caos del momento, si può comprendere. In fondo anche Hamilton nel 2013 alla prima gara in Mercedes, sbagliò clamorosamente piazzola di sosta e sovrappensiero andò a fermarsi con la sua monoposto al… box McLaren, tanta era la sua abitudine ad arrestarsi davanti al lollipop del vecchio team. Solo che Hamilton quella volta era in prova e l’errore non compromise nulla; Vale invece era in gara e con quel giro extra per rientrare ai box ha perso una quindicina di posizioni facendo scivolare la sua Audi del team WRT dal 15° al 31° posto e obbligando il suo compagno Fred Vervisch a una furiosa rimonta per rientrare nei top 20. Alla fine l’equipaggio dell’Audi n.46 ha finito al 17º posto.

L’errore – va detto – non è tutta colpa di Valentino. Diciamo che è stato un concorso di colpa col meccanico. Siccome in quel momento c’era la safety car in pista e visto che era la scadenza delle due ore di gara (quindi fine turno per tutti) moltissimi hanno approfittato per rientrare ai box come lui in quel giro per fare la sosta. Così Valentino si è trovato la corsia piena di macchine. A causa dell’affollamento nella pit lane, il meccanico non è potuto uscire con il lollipop in mezzo alla corsia a segnalargli la posizione esatta in cui fermarsi. Davanti a Vale poi c’era un’altra Audi del suo stesso team che si è fermata all’ultimo momento, probabilmente ostruendogli la visuale, e lui si è distratto oppure confuso e ha tirato dritto.

Va anche detto che quel frenetico pit stop non era una manovra scontata: il pilota che entra in pit lane, oltre a mettere il limitatore di velocità, deve fare tutta una serie di operazioni nell’abitacolo prima di fermarsi per agevolare la rapidità del cambio di pilota: allentarsi le cinture così è più facile allacciarle per chi deve salire; staccare il cavo radio dalla spina sul tetto per evitare di restare impigliati mentre si scende dalla macchina, poi toccare alcuni pulsanti del volante e tener d’occhio il cruscotto per essere sicuro che le spie che segnalano l’inserimento del limitatore siano accese, pena una penalità per eccesso di velocità. Probabilmente Valentino nel fare tutte queste operazioni convulse, nuove per lui mentre guidava in pit lane, non ha guardato bene davanti a sé ed ha perso l’attimo giusto della sosta.

È giusto anche tenere conto che quella sosta con tutti i piloti assieme era l’unica cosa che un pilota novizio come lui non poteva né provare né simulare in altri momenti per allenarsi all’imprevisto. Perché non capita mai di fermarsi con tante macchine tutte assieme: di solito, durante le prove libere, i pit stop sono molto meno frenetici perché ci sono soltanto due o tre macchine assieme in corsia box, non trenta come è successo a Imola! È una manovra alla quale non ci si può allenare e Rossi ha pagato lo scotto del noviziato. Gli servirà come esperienza. Purtroppo l’errore ha inficiato il suo stint di guida che invece non era stato niente male.

E qui possiamo analizzare i tempi sul giro di Rossi. Croce e delizia per tutti i piloti che non possono sfuggire all’imparzialità del cronometro. Vale faceva il secondo stint (il team aveva assegnato la partenza al più esperto Nico Mueller) e nel proprio stint di gara ha girato all’inizio sul passo di 1’42” basso per spingersi nei suoi giri migliori sull’1’41 alto. Un tempo più che discreto per un debuttante come lui. Tenete conto che nel primo turno di gara il suo compagno, Nico Mueller, uno che ha corso per anni in DTM, non era andato oltre l’1’41″2 come miglior tempo (però è sempre stato nel traffico). Mentre Vervisch, che ha sostituto Valentino nell’ultimo stint, nella furiosa rimonta per risalire posizioni perse dopo il pit stop sbagliato, è arrivato fino a 1’40″8. Quindi Valentino, tutto sommato, è risultato nei suoi migliori passaggi fra i 6 e i 7 decimi più lento dai suoi navigati compagni, che sono due fra i migliori piloti del mondo GT3. E non ha potuto sfruttare la macchina leggera negli ultimi giri del suo stint perché c’è stata una lunga safety car. In definitiva in gara Il suo miglior giro è stato circa un secondo e mezzo superiore al giro più veloce della gara (1’40″3) stabilito dalla Aston Martin di Thim. Un distacco onorevole.

In corsa Vale ha guidato bene, senza mai fare errori né sbavature fino al pit stop, attaccandosi alla Lambo di Albert Costa (pilota molto esperto) davanti a lui che lo ha tirato e gli ha dato i riferimenti giusti. Quel che doveva fare per acquisire dimestichezza con la macchina e le traiettorie diverse fra moto e auto.

In qualifica invece era stato più incerto. Aveva disputato un’ottima sessione di prove pre-qualifiche al sabato (11° tempo) in cui era stato veloce quanto il compagno Vervisch (1’41″041 Vale, 1’41”083 Vervisch). Pensate che aveva preso 2 decimi da Ghiotto (Audi), 4 decimi da Fuoco, 6 decimi da Vanthoor (che poi ha vinto) e 9 decimi dal più veloce di tutti, Gounon con la Mercedes. Mica male. In qualifica invece è stato più in difficoltà a causa della pista fredda (si girava alle 9.30 del mattino) e con poco grip e ha fatto solo 1’41″1 facendo il 37° tempo su 52 auto e prendendo 1″6 di distacco dal più veloce del suo gruppo (Bell con la McLaren in 1’39”4). Aveva nel piede la possibilità di fare mezzo secondo meglio. Cosa che poi ha concretizzato in gara.

Bisogna riconoscere anche che Valentino non guidava certo un bidone: la sua Audi R8 LMS era una delle GT3 più competitive in assoluto a Imola e il team WRT per cui corre quest’anno nel GT World è da sempre uno dei migliori e performanti del campionato. È la squadra che ha vinto il GT World europeo nel 2021, a Imola portavano in gara ben cinque vetture e sono spesso tra i favoriti d’obbligo in questa categoria: non a caso la macchina gemella del suo stesso team WRT (Vanthoor, Weerts e  Van Der Linde) ha dominato la corsa.

Tutto sommato Valentino ha portato a casa una corsa onorevole. Ha girato forte, su buoni tempi, non ha commesso veri errori di guida in pista (quello ai box non gli capiterà più!) restando sempre sotto al secondo di distacco dai più veloci in assoluto e a mezzo secondo o poco più dai compagni di macchina. Se l’è cavata come tanti professionisti della GT ben più esperti di lui. Non è entrato nei top 10 come sperava alla vigilia ma alla fine la sua Audì ha terminato al 17° posto, però quell’errore ai box non era prevedibile.

Ora il prossimo traguardo sarà crescere e limare via qualche decimo. Un compito arduo in una categoria dove i primi 30 sono distaccati al massimo di un secondo. Il tempo giocherà a suo vantaggio perché gara dopo gara accumulerà esperienza. Sul passo gara è già molto costante, deve migliorare sul giro secco e imparare a sfruttare la gomma nuova nei primi giri di gara e di qualifica. Quello era un problema anche nella sua ultima stagione di MotoGP. Se vorrà andare a correre la 24 Ore Le Mans con la hypercar nel 2023 (il suo vero obiettivo!) come spera in cuor suo, deve però fare ancora dei grandi passi in avanti.

Ma intanto ha portato una ventata nuova nel paddock del GT. Il retrobox era pieno di gente, per lo più suoi fans, ma la sua presenza ha fatto conoscere e reso popolare il mondo delle corse GT che fino a ieri, almeno in Italia, era prerogativa di pochi esperti ed appassionati. Ora tutti hanno potuto scoprire che esiste un automobilismo professionale e iperspecializzato tecnicamente anche al di là della F1. E con tanti italiani velocissimi (cito Marciello, Bortolotti, Drudi, Cairoli, Fuoco sopra a tutti) che è giusto che il pubblico – anche i fan di Valentino – imparino a conoscere, tifare e rispettare. Proprio come in motoGP tifano per i figliocci di Vale, da Bagnaia in giù. Se andrà così questo può far bene al Motorsport.

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