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Si dice che una fotografia valga più di mille parole. Il GP Australia F1 è riassunto in questa immagine. Toto Wolff che sferra un pugno violento sul tavolo del retro box nel momento in cui Vettel esce dai box sopravanzando Hamilton.

Un gesto che esprime tutta la frustrazione di un team manager che vede il suo pilota perdere la vittoria per un eccesso di presunzione. E di un box, quello Mercedes, che non è stato in grado di tenere a freno l’ansia di Hamilton in corsa e tranquillizzarlo a dovere.

Tutto risale al 15° giro, quando Hamilton guidava la gara e si è sentito chiedere dal team di accelerare per staccare Vettel che gli restava attaccato alle spalle da inizio gara. Ma lui invece di riuscirci, ha risposto laconicamente che non ce la faceva perché le gomme non gli consentivano di forzare il ritmo. Gli è bastato fare un giro in 1’29” invece che nell’1’28”5 dei passaggi precedenti per convincersi di avere le gomme in pappa.

In quel momento Hamilton montava delle ultrasoft usate che avevano sulle spalle 15 giri di gara e 3 di qualifica. Quelle di Vettel addirittura erano più usurate perché ci aveva fatto un paio di giri in più al sabato. Secondo la Pirelli con quelle gomme si potevano fare tranquillamente da 22 a 26 giri. Hamilton doveva saperlo. Come doveva sapere che gli pneumatici 2017 sono più duri e resistenti al degrado, non decadono in fretta come accadeva – a volte –con le vecchie Pirelli 2016 dalla struttura più morbida.

Eppure Hamilton si è fatto prendere dai suoi fantasmi e da certe paure psicologiche. E ha attribuito l’impossibilità di forzare il ritmo a un degrado degli pneumatici che in realtà non era così forte ed evidente. La sua insicurezza ha portato il team a suggerirgli di anticipare il pit stop per accontentarlo. Altro errore tattico.

Così al 18° giro Hamilton è andato ai box dove ha montato gomme soft. Quando è ripartito, Hamilton aveva un distacco di 21” di Vettel. Un margine di relativa sicurezza se il tedesco si fosse fermato in quel momento. E poi Lewis aveva gomme fresche che nei primi giri gli potevano permettere di incrementare il vantaggio sulla Ferrari. Un piltoa deve saper fare la differenza nei famosi giri lanciati di ripartenza a gomme fredde, quando la mescola nuova rende al massimo e ti permette di volare come non mai, dura o soft che sia.

Il guaio è che Lewis, anticipando la sosta, ha mandato a pallino le strategie del team e gli strateghi della Mercedes non sono stati pronti a riprogettare le simulazioni. Nei GP infatti, alcuni ingegneri simulano di continuo le diverse strategie sui loro computer e sofisticati programmi, analizzando le posizioni dei piloti in gara, prevedono gli scenari in anticipo.Così i tecnici dei team possono sapere se un pilota, dopo la sosta, ripartendo troverà in pista macchine lente che lo ostacolano o se la pista è sgombra. Di solito prima di una sosta si fa “girare” il programma di simulazione e si legge lo scenario per essere sicuri di chiamare il pilota ai box soltanto nel momento ideale in cui poi non troverà traffico.

Hamilton, insistendo per fermarsi prima del previsto, ha messo in confusione anche i suoi ingegneri che non hanno trovato il tempo di esaminare gli scenari ideali per il traffico. Così ripartendo si è trovato dopo un giro dietro Verstappen, che viaggiava con gomme consumate ma che è una bestia ostica da superare. Lì Hamilton, dopo un giro lanciato in 1’27”5, si è plafonato dietro la Red Bull a un passo eccessivamente lento. I suoi tempi progressivamente si sono alzati sempre di più fra il 20° e il 23° giro: 1’28”4, 1’28”9, 1’29”8 e 1’29”4.

Fosse stato da solo, Hamilton avrebbe potuto agevolmente viaggiare sul ritmo di 1’27”5 mediamente come aveva fatto prima. Se per curiosità sommiamo i tempi di 4 giri teorici in 1’27”5 paragonandoli a quelli che Lewis ha fatto dietro Verstappen scopriamo che, plafonato al passo della Red Bull, Hamilton ha perso la bellezza di 6,5 secondi. Ce n’era d’avanzo per ritrovarsi in testa alla gara dopo il pit stop di Vettel.

Viceversa, la Ferrari e Vettel sono stati geniali a comprendere le difficoltà di Hamilton e a non farsi prendere dalla facile frenesia di imitarlo anticipando il pit stop. Restando in pista mentre Hamilton arrancava lentamente dietro la Red Bull, hanno costruito le premesse per il sorpasso al pit stop. Forse vedremo altre volte nel corso del 2017 il pugno di Toto Wolff agitarsi rabbioso per il dispetto nel box Mercedes…

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