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La Aston Martin Valkyrie è il nome definitivo della AM-RB 001, la supercar che il marchio inglese ha fatto realizzare al geniale progettista della Red Bull F1, Adrian Newey. È stata esposta al salone di Ginevra 2017 anche se è ancora un conpcet incompleto, con la carrozzeria esterna definitiva nei dettagli ma senza gli interni.

Il nome Valkyrie richiama la mitologia nordica di Odino e segue la linea V, cioé la terminologia della Aston Martin più potenti e sportive che iniziano tutte per questa lettera: Vantage, Vanquish, Vulcan. La Valkyrie ha una linea mozzafiato e avveniristica. È bassa come una F1 ed ha la stessa aerodinamica esasperata di una monoposto. È spinta da un motore 12 cilindri a V di 6 litri Cosworth, che dovrebbe erogare poco meno di 1000 cavalli. E pesare non più di mille kg per ottenere un incredibile rapporto di peso/potenza uguale a 1.

La supercar Aston Martin è stata progettata da Adrian Newey per il costruttore inglese che ha stretto una partnership con Red Bull per realizzare la supercar più esclusiva di tutte. Vista dal vero, la Aston Martin Valkyrie conferma la linea mozzafiato. E finalmente sono trapelati alcuni segreti tecnici che prima erano sconosciuti. In primo luogo il motore: non si sapeva all’inizio che propulsore potesse muovere questa supercar, si era soltanto sparsa la voce che avrebbe avuto circa 1000 cavalli per stare nella fascia estrema di potenza di altre supercar come LaFerrari, la Porsche 918 Spyder e la McLaren P1. Ora si sa che è spinta da un V12 di costruzione Cosworth. Un V12 a bancate molto aperte – si parla di 110 gradi – invece che un V12 a 60 gradi come montano le altre Aston Martin. Sarebbe stata una richiesta precisa di Newey per abbassare vistosamente il baricentro della coupé a tutto vantaggio della maneggevolezza di guida e della stabilità in curva.

Si sa che Newey voleva ottenere numeri ambiziosi con quest’auto: l’obiettivo erano 1000 cavalli di potenza restando entro i 1000 kg di peso per raggiungere uno stratosferico rapporto peso/potenza di 1:1. Tanti chili per altrettanti cavalli. Un rapporto peso/potenza he nessun’altra auto stradale raggiunge. Infatti le potenziali rivali sono tutte lontane dal rapporto 1:1 teorico che soltanto una monoposto F1 ibrida che conta più cavalli che chilogrammi riesce a sfondare.

Il rapporto peso/potenza – cioé quanti kg deve spostare ogni cavallo generato dal motore – è la chiave per capire la performance di un’automobile. Colin Chapman, il fondatore della Lotus e teorico della scuola tecnica inglese negli Anni ’60, sosteneva sempre che per ottenere l’auto da corsa perfetta era meglio un chilo in meno che un cavallo in più. Perché meno peso c’è da spostare, più la macchina è scattante in accelerazione, efficace in frenata e agile in curva. Questo vale soprattutto per le auto da corsa, ma è altrettanto vero per le stradali più sportive. Ecco perché Newey, che è sempre stato un tecnico all’avanguardia, nel progettare la sua supercar stradale, si è concentrato sul miglior rapporto possibile peso/potenza.

Se esaminiamo le auto in produzione, partendo dalle più potenti in assoluto, Il primato per ora è delle supercar di Maranello: LaFerrari, con i suoi 963 cv per 1255 kg di massa ha un rapporto peso/potenza di 1,3 kg/cv. La FXX K, versione più potente col Kers e non omologata de LaFerrari, scende a un incredibile rapporto peso/potenza di 1,19 kg/cv, avendo 1050 cavalli e un peso inferiore di 90 kg a LaFerrari; ma non arriva comunque all’ 1:1 della Aston Martin.

Su valori più alti sono la McLaren P1 e la Porsche 918 Spyder, che pur sfiorando i mille cavalli sono molto più pesanti della Ferrari e della Aston Martin. La P1 ha un rapporto peso/potenza di 1,68 kg/cv (916 cv di potenza per una massa di 1547 kg) e ancor peggio la Porsche 918 spyder, i cui due motori elettrici e relative batterie alzano il peso a oltre 1700 kg, cosa che fa salire il rapporto peso/potenza a sfiorare i 2 kg per cavallo: 1,90 kg/cv. Tutte le altre supersportive stradali meno estreme, a partire dalla Ferrari 488 GTB, sono oltre i 2 kg/cv.

Per restare entro i mille kg di peso e avere mille cavalli, Newey ha scelto una soluzione ardita: dotare la Aston Martin Valkyrie di un sistema di recupero di energia semplificato, privo di batterie che servono a immagazzinare l’energia rilasciata in frenata e a restituirla al motore, ma che sono anche le componenti che alzano il peso finale della vettura di qualche centinaio di kg. In pratica la Aston Martin Valkyrie, non è chiaro bene come tecnicamente, avrà un mini-Kers che scaricherà subito i cavalli raccolti sotto forma di energia cinetica in frenata perché essendo priva di batterie non può immagazzinarli. Ma grazie a questo “trucco” – e all’ampio uso di carbonio nella costruzione – peserà davvero meno di una tonnellata.

Newey, da bravo tecnico inglese, ha applicato alla perfezione quello che era il teorema del suo grande predecessore, Colin Chapman. “Il vantaggio di fare un’auto leggera – ha spiegato Newey – si ripercuote positivamente su ogni cosa: servono freni meno grandi per fermarla, e quindi un impianto meno pesante per esempio. Un’auto contenuta entro i mille kg è più maneggevole in curva, più performante in frenata e in accelerazione”.

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