Dite la verità: qual è stata la vicenda più stupefacente del GP Stati Uniti di Austin? L’ennesima vittoria consecutiva di Hamilton? No. Il doppio podio Ferrari con Vettel e Raikkonen 2° e 3°? Nemmeno questa. La quasi certezza della conquista del quarto titolo mondiale di Hamilton? Neppure lei. Quello che ha fatto davvero parlare e farà ancora discutere, ne sono convinto, è il clamoroso sorpasso di Verstappen su Raikkonen con le ruote oltre la linea bianca nella curva 17 a due curve dalla fine del Gran Premio (lo vedete chiaramente nella foto d’apertura). Che è costata all’olandese una penalità che gli ha tolto il podio e la curiosa scenetta che ne è conseguita, quando nel retropodio nessuno si azzardava a dire a Max-faccia-di-pietra che doveva andarsene da lì.
Penalità giusta o esagerata? Il paddock e il mondo della F1 si è diviso. E come al solito sono nati schieramenti anche “politici”, perché l’automobilismo britannico ha criticato la decisione per principio, come fa tutte le volte in cui c’è di mezzo direttamente o indirettamente la Ferrari e si palesa un qualche “aiuto politico” a Maranello da parte della Fia. Il mondo della tifoseria invece, specie se la vittima è un ferrarista come stavolta, si è sollevato a oltranza contro Verstappen sia perché il danneggiato era Raikkonen, che è il corridore che possiede più tifosi, sia perché Verstappen di qua dalle Alpi è il pilota più odiato. E automaticamente, qualasai cosa succeda, viene sempre bollato come “colpevole”.
Diciamo che a norma di regolamento la penalità ci sta tutta. Le regole sono regole: se si mettono tutte e quattro le ruote oltre la riga e se ne trae vantaggio, il tempo (in prova) o la posizione guadagnata (in gara) dovrebbero essere cancellate. Il pilota dovrebbe restituire la posizione. Quando però succede nell’ultimo giro e i marshall non possono ordinare di restituire la posizione perché la gara è già finita, viene comminata una penalità in tempo. Ecco perché a Verstappen sono stati affibbiati i 5” che l’hanno retrocesso quarto. Fin qui la razionalità e il rigido principio della dura lex sed lex.
Ma anche se la “vittima” è stata Raikkonen che il podio di Austin lo meritava davvero, il cuore degli appassionati non può non essersi esaltato per la manovra disperata di Verstappen. Perché la F1 dovrebbe essere fatta anche di duelli all’ultimo sangue. E all’ultima curva. E il gesto sportivo epico, come il compiere un sorpasso in un punto “impossibile”, viene ammirato ed esaltato per principio dai veri appassionati. Anche se è un po’ sopra le righe. Perché è l’essenza stessa del motorsport: prendersi dei rischi quasi impossibili e riuscire nell’impresa. In fondo non è qutso che ammiriamo nei piloti e il motivo per cui ci fanno battere il cuore? La capacità geniale e un po’ folle di osare l’inosabile; di percorrere una curva in pieno là dove il cervello e l’istinto di conservazione ti ordinerebbero di parzializzare il gas; di tentare un sorpasso impossibile mettendo le ruote dove non ci stanno o quasi; di riuscire a affrontare e superare un rischio inaudito per l’uomo di tutti i giorni senza provocare un incidente.
La leggenda del motorsport si è costruita su manovre estreme, feroci, impossibili e sopra le righe. Spesso fuori regola ma esaltanti proprio perché imprevisti. Gli esempi sono tanti. I più clamorosi furono il sorpasso di Zanardi su Herta al Cavatappi di Laguna Seca nel 1996 in IndyCar oppure quello identico di Valentino Rossi su Stoner – stessa modalità, stessa curva ma su due ruote – in motoGP nel 2008. Per non parlare dell’episodio più mitizzato di tutti, quello che ha creato una leggenda. Il mitico duello ruota a ruota Villeneuve-Arnoux a Digione ‘79. Dove i due a fuoria di ruotate si sono spinti parecchie volte oltre la fatidica linea bianca.
Come la mettiamo adesso che la fiscalità dei giudici di Austin nel punire Verstappen perché ha messo tutte e quattro le ruote oltre la riga bianca, ci spinge a ripensare le nostre convenzioni? Punendo il rischio e l’azzardo, che sono i gesti che fino a ieri esaltavamo? Vogliamo davvero riscrivere la storia delle corse e rinunciare alle emozioni? E sconfessare le imprese di Villeneuve, Zanardi, Valentino?
Sogno una competizione in un circuito ideale, nel quale rimettere l’erba oltre i cordoli invece che l’asfalto che c’è adesso. Così chi esagera e va sull’erba, a proprio rischio e pericolo, anche se taglia la pista ottiene uno svantaggio evidente perché trova meno grip. E se poi resta comunque in piedi e termina con successo la manovra – come successe a Zanardi e Valentino a Laguna Seca che uscirono comunque vicenti dalla sabbia dell’interno pista – onore a lui. Merita di essere premiato con la posizione conquistata. Senza tanti giudici, regole astruse e codicilli. Che siano la pista, l’azzardo e il talento individuale i migliori giudici del motorsport.
Ieri sera Digione è stato ricordato a Jacques Villeneuve, che ha risposto che quel duello fu all’interno delle regole, che le uscite dalla pista erano state all’esterno delle curve, e quindi chi usciva percorreva più strada. Me lo sono andato a rivedere, e Jacques ha ragione. Solo una volta Arnoux esce con le quattro ruote, ma all’esterno della curva, quindi percorre più strada. Oltretutto a sorpasso completato. Un po’ come Vettel oltre la riga bianca all’uscita di curva 1 dopo aver superato Hamilton in partenza (foto prontamente esibite sui social dai soliti haters mascherati da intenditori a riprova di presunti favoritismi FIA verso la Ferrari).
Lei parla che le azioni sopra le righe entusiasmano il pubblico e quindi dovrebbero essere tollerate. Siamo d’accordo, ma poi chi decide fino a che punto si può salire sopra queste righe. Perché un limite bisogna pur metterlo. Ed allora sì che le decisioni diverrebbero troppo soggettive e ben più esposte ad accuse di complotti o favoritismi. Più che chiedere l’erba oltre i cordoli (che su questa curva guarda caso c’è)potremmo puntare più il dito verso i cordoli piatti. Un tempo li ci sarebbe stato un cordolo bello alto imbullonato al suolo sul quale se ci salivi spaccavi tutto.
Non darei dei “fiscali” ai giudici, hanno solo applicato alla lettera il regolamento. La riga bianca rappresenta un limite, sulle piste come sui campi da gioco di svariati sport. Verstappen l’ha superata, costretto da Raikkonen che aveva correttamente coperto la traiettoria nei limiti previsti, e ne ha tratto un vantaggio. I marshall non sono stati fiscali, hanno applicato il regolamento. Siamo poi sicuri che l’erba crei sempre uno svantaggio? Fuori alla curva 1 di Città del Messico c’è una prateria, giusto un anno fa Hamilton la sfruttò tutta e fu tutt’altro svantaggiato, visto che evitò la S successiva. Come vede la soluzione perfetta non esiste.
Detto questo, personalmente mi piace vedere i piloti che duellano e si sorpassano grazie alla loro abilità non alle furbate. Se si corre in pista, è lì che deve avvenire l’azione. Lei invece invoca zone extra pista con delle difficoltà che se vengono usate annullando tali difficoltà, allora va bene. Non sono per niente d’accordo. Mi ricordano un po’ certe idee buttate là da Ecclestone che invocava scorciatoie da utilizzare random o tratti di pista annaffiati all’improvviso.