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Che Ferrari sarà senza Raikkonen? Vediamo di capire se la sostituzione del finlandese con Leclerc nel 2019 è un bene o un male in chiave futura. E come l’annuncio della fine del rapporto Ferrari-Raikkonen potrà influire sul resto del mondiale 2018 e sulle ambizioni iridate di Vettel e del Cavallino.

Partiamo dalla fine: l’addio di Raikkonen. Non è servita a nulla la petizione con 80mila firme di tifosi sul web per convincere la Ferrari a tenere il finlandese. È la dimostrazione che la F1 è sì uno sport popolare, ma non significa che appartenga al popolo. Non sono i tifosi che decidono le formazioni, ma sono i team. Innbase alle loro esigenze e interessi, com’è anche giusto. Ignorando gli umori popolari.

Purtroppo per chi ancora s’illudeva, il sacrificio di Raikkonen era stato deciso già lo scorso giugno, da Marchionne in persona, che avrebbe voluto annunciarlo a Monza. Dopo la morte di Sergio, c’è stato il tentativo di Arrivabene di far slittare di un anno la decisione per non alterare il delicato equilibrio della squadra e mantenere tranquillo Vettel che non voleva una guerra fratricida fra piloti in casa. Ma John Elkann, che rappresenta la proprietà della Ferrari, dopo lunga incertezza aveva deciso a fine agosto di seguire il piano Marchionne. E nel week end di Monza ha informato i piloti. Momento inopportuno, forse. Questo sì. Per quello Vettel era innervosito fin dalle prove e Kimi – sentendosi buttato fuori – in un rigurgito d’orgoglio ha deciso di non fare gioco di squadra su Vettel ostacolando il compagno al via e alla prima curva invece di lasciargli strada. Questo ha fatto capire a Seb che Raikkonen era diventato un avversario, non più un alleato. Poi Vettel ci ha messo del suo, in preda al nervosismo e all’ansia, e ha sprecato tutto alla Roggia.

Questa delicata situazione l’abbiamo analizzata e raccontata per filo e per segno in questa stessa rubrica all’indomani del Gran Premio, ma molti lettori non hanno creduto alla mia ricostruzione accusandomi di ipotesi avventate. Immagino che l’annuncio Ferrari abbia aperto gli occhi e convinto anche i più critici che si rifiutavano di accettare l’evidenza. E forse certi lettori dovrebbero fidarsi di più di chi è bene informato e vi racconta i retroscena di queste vicende piuttosto che dar retta alle proprie convinzioni personali.

Rimane un dubbio da dirimere. Come mai l’annuncio della rinuncia a Raikkonen è arrivato proprio alla vigilia di Singapore? ll motivo è che siamo alla vigilia della lunga trasferta orientale che si farà tutta d’un fiato: 3 gare in 4 settimane (Singapore, Russia, Giappone). Mancano sette gare alla fine del mondiale, i giochi sono ancora aperti, a patto di giocarseli bene. Vettel è in ritardo di 30 punti nel mondiale Piloti e la Ferrari di 25 nel Costruttori ma il gap si può chiudere con una intesa perfetta. Per vincere l’uno – ma soprattutto l’altro campionato serve un Raikkonen diverso da quello di Monza. Ugualmente veloce ma più collaborativo col compagno. Disposto ad aiutare Vettel e frapporsi fra Seb e Hamilton e davanti a Bottas. Non in coda al gruppetto o peggio ancora fra i piedi di Vettel come alla prima curva di Monza.

Di solito in questi casi il team blandisce il pilota: lo costringe a correre da gregario con la promessa di una conferma nell’anno successivo. Ma nel caso di Raikkonen non si può più fare. Perciò come tenersi buono Kimi? La sua collaborazione nella delicata fase della volata mondiale 2018 è troppo importante per la Ferrari ed Arrivabene, Perché un Kimi veloce e motivato può rappresentare un deciso aiuto; un Kimi scontento e vendicativo invece – s’è visto a Monza – può diventare una spina del fianco.

Mettete in tutto ciò il fatto che Kimi di ritirarsi non ci pensa affatto. Ha voglia di continuare a correre in F1, anche se compirà 39 anni fra poche settimane. E vuole anche monetizzare pesantemente gli ultimi anni di carriera. Perché ritirarsi e rinunciare a ingaggi di 5-6 milioni di euro a stagione quando la tua competitività te lo permette ancora?

Perciò la Ferrari ha barattato con Raikkonen l’aiuto a Vettel nel finale di stagione in cambio dell’appoggio per trovare un altro sedile in F1. Inizialmente sembrava che Kimi potesse accasarsi in McLaren al posto di Alonso, situazione che avrebbe accontentato tutti: Raikkonen per primo, poi la Ferrari, Leclerc e Giovinazzi perché ciascuno avrebbe avuto un futuro dignitoso. Ma Zak Brown, capo di McLaren, ha preferito in extremis puntare sul proprio pupillo Norris che altrimenti gli sarebbe stato scippato dalla Toro Rosso. Così Arrivabene è stato costretto a trovare posto per Kimi nelle squadre “amiche”. La soluzione più semplice così è diventata la Sauber. I rapporti di Ferrari col team elvetico prevedono che in cambio della fornitura di motori, la scelta di uno dei due sedili in squadra spetti a Maranello. Quel posto, con il passaggio di Leclerc al Cavallino, sarebbe dovuto andare a Giovinazzi. Ma per Maranello era più importante e strategico accontentare Kimi che purtroppo sistemare Giovinazzi. Perciò ha scelto di destinare il posto che le spetta di diritto nel team elvetico a Kimi e sacrificare (ancora una volta) le ambizioni di Giovinazzi.

Che succederà adesso? Che la Ferrari grazie a questa mossa si è garantita in extremis l’aiuto del suo quasi ex pilota nelle gare finali del mondiale. Raikkonen, forte di uno “scivolo” nel 2019 che gli garantirà una stagione e un ingaggio ben pagato, sarà accondiscendente verso il Cavallino e vedrete che non farà più colpi di testa come tagliare la traiettoria a Vettel o tirargli la staccata in frenata. Sarà disposto ad aiutare il suo compagno tedesco e forse, quando il mondiale sarà riaperto per il Cavallino, cercherà di puntare a vincere almeno una gara per suggellare con un successo questi cinque anni in Ferrari trascorsi finora a bocca asciutta.

Il vantaggio per la Ferrari adesso è che avrà due piloti che potranno correre psicologicamente liberi da condizionamenti e nervosismi repressi. E sappiamo bene quanto Vettel renda meglio quando gareggia sereno invece che innervosito. Il lato negativo è che ci sono gap importanti – 30 e 25 punti rispettivamente nei due campionati – da recuperare. Ma Singapore, che è pista di trazione e accelerazione e curve a bassa velocità dove la Ferrari è favoritissima, vedrà tornare competitiva anche la Red Bull che si adatta benissimo a quel circuito. Se le due monoposto anglo-austriache si frapporranno fra Ferrari e Hamilton, Vettel e la Rossa potrebbero recuperare manciate di punti importanti: non soltanto 7, ma addirittura 13 o 15 tutti in un colpo. Attenzione però all’opportunista Hamilton che quest’anno solo in due occasioni su 14 GP ha perso il podio!

Che potrà fare invece Leclerc nel 2019? Qui il discorso di fa complesso. Il monegasco è velocissimo, specie sul giro secco in qualifica dove Raikkonen non eccelleva. E dalla sua ha la freschezza agonistica dei ventenni che attaccano sempre a testa bassa e rischiano ben più di un 39enne. Se Raikkonen era sistematicamente 2-3 decimi più lento di Vettel in qualifica salvo casi eccezionali, Leclerc può tranquillamente eguagliare i tempi di Seb. Il rischio sarà la condotta di gara, dove Leclerc possiede ancora poca esperienza. La cosa importante è che guardi in prospettiva futura. Non cerchi subito di voler strafare per eguagliare Vettel, ma si accontenti di imparare dal suo capitano. Come fece nel primo anno, 1979, Gilles Villeneuve da Jody Scheckter. Gilles era spesso più veloce di Jody, ma corse quasi sempre coprendogli le spalle contribuendo al doppio titolo iridato. Poi il tempo e i dieci anni di età in meno giocheranno in prospettiva a favore di Leclerc negli anni a venire. Ma toccherà ad Arrivabene gestire i due piloti nel 2019 e tenere bene a freno l’esuberanza di Leclerc. A Monza con Raikkonen il team non ci è riuscito molto bene…

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