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Nessuno ma proprio nessuno, una settimana fa, si sarebbe aspettato una Ferrari giù dal podio al primo Gp della stagione in Australia. Si arrivava da test esaltanti a Barcellona, ci si è ritrovati con un pugno di mosche in mano. Addirittura surclassati dalla Red Bull-Honda di Verstappen, che ha umiliato Vettel con un sorpasso all’esterno alla curva 3. Un misero quarto e quinto posto finale che possono soddisfare le ambizioni di una Renault, di una Toro Rosso, di una Haas o dell’Alfa Romeo, non certo della Ferrari che ambiva a tanto di più. E quel che è peggio con un passo-gara mortificante: Vettel e Leclerc sono giunti staccati di 58” dal primo, quasi un minuto. Vale a dire un distacco medio di un secondo al giro dalla Mercedes vincitrice e di 6 decimi dalla Red Bull di Verstappen. Un disastro inaspettato.
Quali le cause? Ne possiamo identificare almeno tre o quattro. Primo: la Ferrari non ha “capito” le gomme, perciò il team ha anche sbagliato strategia di gara su Vettel. Secondo: la macchina era difficile da guidare; Terzo il motore non ha reso bene. Esaminiamo bene questi punti.

FERRARI NON HA CAPITO LE GOMME E HA SBAGLIATO STRATEGIA

I nuovi pneumatici Pirelli 2019 sono pressoché gli stessi del 2018 ma con colorazioni differenti (che hanno confuso anche un po’ le idee): l’ex media 2018 era diventata la Hard (bianca); l’ex soft 2018 ora è diventata la Media (ma attenzione, color giallo!) e l’ultrasoft viola dell’anno scorso era la Soft rossa. Però il rendimento di queste mescole è cambiato drasticamente sulla pista. La Pirelli aveva suggerito come strategia vincente quella di fare due pit stop: due stint di 21 giri con le rosse e uno finale con le gialle di 16 fino all’arrivo. Ma abbastanza veloce era anche la strategia di un solo pit stop tenendo le soft fino al 27° giro per finire la gara facendo poi 31 giri con le medie. Ferrari invece che ha fatto? Ha fermato Vettel molto presto, al 14° giro perché era in lotta con Hamilton – in quel momento era staccato di circa 3” dall’inglese – per tentare la mossa dell’undercut. Questo ha provocato due conseguenze negative, non una. Primo, si è scoperto che l’undercut non è più vantaggioso come un tempo. Fino all’anno scorso fermarsi prima del rivale montando gomme fresche permetteva di guadagnare uno/due secondi sul giro di uscita con la gomma nuova superaderente. Questo permetteva di concretizzare il sorpasso virtuale sul rivale davanti a te che si sarebbe fermato dopo. In Australia invece si è scoperto che la legge dell’undercut non funziona più. Forse perché sono cambiate un poco le caratteristiche delle gomme, forse per il grip diverso dell’asfalto o per la difficoltà di mandare in temperatura le gomme in un solo giro, chissà. Fatto sta che i primi che hanno tentato l’undercut, si sono accorti che la mossa risultava svantaggiosa invece che premiante. Im primi a provarci sono stati Raikkonen e Perez che si sono fermati addirittura al 12° e 13° giro retrocedendo drammaticamente nelle retrovie. Se gli strateghi del muretto Ferrari avessero osservato i tempi sul giro dell’Alfa Romeo e della Racing Point a gomme fresche si sarebbero resi conto che non si guadagnava niente nel giro di ripartenza e in quello lanciato. Hanno avuto solo un giro di tempo per analizzare la cosa e forse non c’era il tempo di farlo. Invece hanno richiamato ai box Vettel al 14° giro che ha sostituito le gomme in 3,2 secondi e l’hanno rispedito fuori con le gomme gialle.

Risultato: Seb non solo non ha superato Hamilton ma ha anche rovinato la sua strategia di gara. Lewis si è difeso andando anche lui al pit stop al giro successivo, però è rimasto davanti perché nel giro in più che è rimasto in pista con le rosse usurate ha viaggiato più veloce di Vettel a gomme fresche. Peggio ancora, dopo quell’undercut Vettel si è ritrovato con gomme medie a bordo troppo presto: con quelle mescole gialle avrebbe dovuto percorrere ben 44 giri contro i 31 preventivati dalla Pirelli per un passo-gara ottimale. Infatti negli ultimi 15 giri ha dovuto rallentare il passo attestandosi sull’128” per non degradare gli pneumatici mentre quelli davanti a lui, che avevano cambiato le gomme più tardi volavano sul ritmo di 1’26”. persino Leclerc, che era rimasto attardato nei primi giri e che aveva anche fatto un’escursione nell’erba e che a metà gara era a 17 secondi da lui, ne finale lo ha raggiunto facilmente e non l’ha poi superato soltanto perché dal box è partito l’ordine di congelare le posizioni. Leclerc ha rispettato al strategia consigliata da Pirelli: si è fermato al 28° giro contro il 14° di Vettel e ha montato addirittura le gomme hard (bianche). E con quelle ha raggiunto Vettel chiudendo un gap di quasi venti secondi. Quindi Ferrari non ha capito le gomme e ha pure costretto Vettel a una strategia troppo azzardata e controproducente.

MACCHINA DIFFICILE DA GUIDARE

Ma tutto questo non basta a spiegare la debacle e il grande distacco accumulato in corsa dalla Ferrari. Se Vettel avesse cambiato le gomme più tardi o se Leclerc avesse superato il compagno, la Rossa magari avrebbe magari dimezzato il distacco. Sarebbe finita a 30 secondi dalla Mercedes e non a quasi un minuto. Ma sempre troppo lontana per lottare per la vittoria e anche per il podio visto che Verstappen ha chiuso a 22” da Bottas. Allora cos’è successo in più? E qui arriviamo al punto due della nostra analisi: la macchina era difficile da guidare.

Vettel si è lamentato di un po’ di sottosterzo ma globalmente non ha mai detto che la vettura era apparsa davvero inguidabile. Semplicemente non era fluida e reattiva come si era dimostrata nei test di Barcellona. Fin dalle prove la SF90 non è apparsa agile da buttare dentro curve; La monoposto “facile” da guidare, da mettere a punto e capace di andare subito forte appena messe le ruote sull’asfalto, che aveva stupito il pilota tedesco e i tifosi nei test spagnoli, a Melbourne era la brutta copia di se stessa. Find alle prove dove è sempre rimasta abbastanza lontana dalle Mercedes. Si pensava fosse dovuto a un assetto sbilanciato al venerdì, ma poi al sabato, anche se un buon equilibrio era stato raggiunto, la performance non è cambiata tanto. Si sperava fosse un difetto legato all’assetto da qualifica a serbatoi vuoti; ci si augurava che col pieno di carburante la Ferrari avrebbe cambiato passo in gara come tante volte era successo nel 2018. Invece niente. Il salto non è avvenuto. La SF90 prendeva 7 decimi dalla Mercedes sul giro secco al sabato in qualifica e altrettanti – anzi di più – ne ha rimediati alla domenica sul passo-gara. E quel che è peggio, è che piloti e team non hanno capito perché.

La cosa più preoccupante che si è capita nel week end è che Vettel e Leclerc non si sono mai lamentati di un grave difetto in particolare, ma sono apparsi semplicemente spaesati per la performance mancata. Avevano l’aria smarrita di chi non sapeva spiegarsi la lentezza dell’auto in pista perché non riusciva a identificare un difetto congenito. Quindi era chiaro che il team non ha mai saputo dove mettere le mani per ribaltare la prestazione. Problemi di assetto? Problemi di aerodinamici? Problemi di aderenza? Mistero.

MOTORE SCARSO: MANCAVA DI VELOCITA’. PERCHE’?

Una ulteriore e forse determinante grave concausa è stata la scarsa velocità della Ferrari. I rilevamenti delle top speed lo dicono chiaramente e tristemente! I crono hanno dato la Rossa molto ma molto indietro rispetto alle monoposto rivali. Non soltanto nei confronti delle Mercedes, ma anche delle vetture spinte dai motori Honda, Toro Rosso e Red Bull. Addirittura sul traguardo Vettel è transitato nel suo miglior rilevamento a 291 km/h, con un divario di ben 10 km/h in meno rispetto a Bottas. E la Toro Rosso di Kvyat ha viaggiato in quel punto a 307,6 km/h: 16 km/h più veloce della Ferrari! Leclerc era un po’ più veloce, ma faceva 301 km/h, non così irresistibile. Non parliamo poi della speed trap, il punto di massima velocità. Dove la Toro di Gasly ha fatto 321,9 km/h, la Red Bull di Verstappen 319,9 e Vettel appena 303,7 km/h. Certo, Toro Rosso e Red Bull hanno viaggiato spesso in scia col Drs aperto e questo ne ha aumentato di certo il picco di velocità. Ma nello stesso punto la Mercedes di Bottas è stata cronometrata a 311 km/h e lui era al comando e quindi non godeva certo dell’aiuto di scie o Drs aperto.

Vettel via radio a un certo punto si è lamentato chiedendo: perché vado così piano? Questo la dice lunga su quanto fosse preoccupato. Fosse stato soltanto un problema di gomme a condizionarne il ritmo, avrebbe potuto dare la risposta lui al box perché il pilota dalla macchina avverte prima di tutti il calo di aderenza; invece lui sentiva che gli mancava velocità e non se ne spiegava il motivo.

Un’ipotesi è che la Ferrari abbia depotenziato il motore in corsa perché temeva qualche guasto. Binotto nella settimana pre-gara aveva sollevato dubbi sull’affidabilità; nei test di Barcellona erano emersi alcuni guasti a dei componenti accessori: tubi di scarico che si rompevano perché lo spessore del metallo era troppo sottile, guarnizioni che non reggevano. Tutti difetti che avevano ammutolito sia la Ferrari sia le auto che montano il motore di Maranello: Haas e Alfa Romeo. Possibile che la Ferrari non li avesse risolti e avesse depotenziato i motori per non rischiare di non terminare la corsa? Ferrari nega di aver limitato il motore sulla SF90 e dobbiamo quindi credergli. Eppure la Haas, che monta pur sempre il V6 ibrido di Maranello, non ha risentito del problema-velocità. E l’Alfa neanche (di problemi ne ha palesati altri ma non il motore).

Quale che sia la causa – o le concause – della scarsa prestazione della Rossa a Melbourne bisognerà trovare in fretta una risposta. Perché la scusa che Melbourne è un circuito atipico che non fa testo per avere un’idea chiara delle performance di ogni monoposto, non regge. Il divario mostrato dalla Ferrari è troppo elevato e anomalo per spiegarlo con il circuito o anche semplicemente con un cattivo bilanciamento di assetto. C’è qualcosa di più serio e profondo. Binotto e i tecnici devono trovare la spiegazione in fretta. Il Bahrain – pista di motore dove è fondamentale possedere grande accelerazione e grip sulle gomme – è soltanto tra quindici giorni…

1 COMMENTO

  1. Probabilmente in Ferrari sono stati troppo conservativi. In Formula1, ormai, non puoi permettertelo
    Loro hanno cambiato radicalmente la macchina. La Ferrari no. Comunque sia, spero di essere smentito dal Bahrain

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