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Il nome circolava già da qualche giorno: Ferrari SF90. Un omaggio ai 90 anni dalla fondazione della Scuderia Ferrari, che avvenne nel 1929. Ma il colore è stato davvero una sorpresa: per la prima volta il tradizionale rosso brillante Ferrari ha lasciato spazio a un quasi arancio opaco con tendenze al fucsia spinto in certe situazioni di luce. Si tratta di una innovazione voluta dallo sponsor Philip Morris, che ora fa comparire il marchio “Mission Winnow” che figura anche che nel nome della Scuderia.

Non è la prima volta che la Ferrari in F1 cambia colore: a parte l’episodio del 1964, quando Ferrari fece correre al GP USA le sue F1 colorate di bianco e blu, in polemica con l’Automobile Club Italia utilizzando i colori sportivi degli Stati Uniti, le F1 del Cavallino sono sempre state rosse. Di un rosso diverso negli anni, spesso intervallato più o meno dal bianco, ma sempre rosso vivo. Salvo il primi Anni Duemila all’epoca di Schumacher quando le monoposto erano diventate rosso chiaro quasi fluorescente (per far risaltare di più i loghi di sigarette dell’epoca); avvenne poi il contrario nel  2008, quando le Ferrari di Raikkonen e Massa assunsero un rosso scuro brillante molto bello esteriormente ma che però si rivelò inefficace nelle foto e nelle riprese tv.

Cambiare il colore serve sia per motivi di marketing e commerciali, per esempio per lanciare nuova oggettistica inedita che non si confonda con quella del passato, sia per motivi televisivi. Specie in questi ultimi anni in cui parecchie gare si corrono in notturna (Bahrain, Singapore, Abu Dhabi) e le macchine dal colore molto scuro diventano quasi nere e irriconoscibili nelle foto e riprese video. Come ben sa la Mercedes che dal suo argento scuro ha fatto retromarcia a una tinta più chiara. Funziona male in questi casi anche il colore brillante perché riflette troppo e male le luci artificiali. Ecco perché prima Red Bull due anni fa, oggi Ferrari, sono passati a una tinta opaca. In effetti, a ben guardare, il rosso della Ferrari SF90 non è soltanto chiaro, ma sopratutto è diventato opaco per riflettere meno le luci.

Ma più che il colore, quello che resterà impresso davvero è il nome dell’auto. La Ferrari ha abbandonato la sequenza annuale che durava dal 2014 (SF14, SF15, SF16 eccetera) e anzi con sigle diverse che citavano l’anno intero andava avanti dal Duemila della F2000 (anche se con qualche eccezione). SF90 fa riferimento alla storia della Scuderia. Pare l’abbia voluta Binotto in persona come segno di cambiamento. L’ha spiegato bene l’amministratore delegato Louis Camilleri durante la presentazione: “Celebriamo il 90° anno dalla fondazione della Scuderia Ferrari nata a Modena nel 1929”. Quell’anno Enzo Ferrari, che aveva abbandonato la carriera di pilota, ricevette dall’Alfa Romeo che non voleva più correre ufficialmente in prima persona, la proposta dalla Casa milanese di gestire le Alfa Romeo nelle corse internazionali. E Ferrari fondò la Scuderia che porta il proprio nome. Ricevendo dalla vedova dell’aviatore Francesco Baracca, morto nella prima guerra mondiale, il suo simbolo: il Cavallino rampante. Ferrari modificò il simbolo, iscrivendolo in uno scudetto triangolare a fondo giallo, che è il colore della città di Modena. Di fatto la Scuderia Ferrari di quei primi anni dopo il 1929 era una sorta di reparto corse Alfa Romeo e poco di più. Fu nel 1937 che Enzo Ferrari abbandonò l’Alfa e cominciò ad accarezzare l’idea di costruire automobili tutte sue per la propria Scuderia anche che se non poteva conta chiamarle con il proprio nome per via del limiti contrattuali e utilizzò il nome Auto Avio Costruzioni per passare poi a Ferrari nel 1947.

L’hashtag che è stato usato per lanciare la Ferrari SF90, ovvero #essereFerrari, è la nuova strategia imposta da Binotto, e rappresenta simbolicamente ilm modo di fare squadra e guardare al futuro. L’ha spiegato anche John Elkann nel corso della presentazione: “Essere Ferrari significa essere una grande squadra, collaborare c on le persone in pista e fuori. Lavorare tutti assieme. È l’orgoglio di una squadra che unisce l’intero paese e rappresenta il meglio dell’Italia per la sua voglia di inventiva e intraprendenza. La storia risale a 90 anni fa, quando il nostro fondatore spinto dalla passione, ha fondato la Scuderia. E questo spirito rimane nel DNA Ferrari: che deve essere sempre innovativa, cercare sempre nuove sfide: iniziamo un importante decennio che ci porterà ai 100 anni di Ferrari”. Già, nel 2029 la Scuderia Ferrari taglierà il traguardo dei 100 anni dalla fondazione e Maranello non può permetterei di arrivarci senza aver vinto un titolo mondiale F1 che manca ormai dal 2008.

Mattia Binotto è l’uomo della rinascita. E ha sottolineato bene i termini che riassumono l’essenza della Ferrari. “Essere Ferrari significa passione, determinazione, appartenenza, coraggio, competizione, eccellenza. E tradizione. Abbiamo il dovere di perseverare la tradizione del nostro fondatore. Un dovere che si trasforma nella nostra missione”. Del 2018, stando a Binotto, tra tante delusioni restano però cinque perle: “La vittoria di strategia in Australia; l sorpasso con due ruote nell’erba di Vettel in Austria: pochi piloti sono capaci di ciò. Quindi la vittoria a Silverstone, a casa dei nostri rivali, un circuito complesso ed esigente. Poi la prima fila a Monza e il giro più veloce in gara, anche se non abbiamo vinto. Infine il pit stop record in Brasile sotto i 2 secondi. Mai fatto prima”.

La Ferrari 2019 di Vettel e Leclerc rossa/arancio opaco dovrà riaprire da questi punti di forza. Anche se la macchina, per bocca stessa di Binotto, non è una rivoluzione ma un’evoluzione spinta della monoposto dell’anno scorso. Binotto, fra le righe, ha ammesso che il team è un po’ indietro. Ma questo non significa necessariamente una cosa negativa, perché è abitudine prendersi fino all’ultimo giorno utile per sviluppare le innovazioni più determinanti. Dalle poche foto della SF90 si è notato che è molto più rastremata nel retrotreno ed estremizzata nelle superfici aerodinamiche. Ma la vera sfida è sulle ali anteriori, che sono cambiate per via del regolamento. Sono 20 con più larghe ed arrivano adesso alla medesima larghezza esteriore degli pneumatici anteriori. L’obiettivo di questa modifica regolamentare voluta dalla Fia è quello di allargare le ali per creare più turbolenze dietro e favorire così l’effetto scia per facilitare i sorpassi. Come ha detto pochi giorni fa Toto Wolff, vincerà chi azzeccherà il disegno giusto della nuova ala anteriore. La Ferrari SF90 si presenta con una scelta intermedia sul muso: non alettine a tutta larghezza ma nemmeno la rivoluzionaria aletta “tagliata” davanti alla gomma, come hanno fatto Red Bull e Alfa Romeo. La SF90 ha soltanto “baffetti” che degradano verso il basso. Una soluzione di mezzo fra convenzione e rivoluzione. Sarà la scelta vincente? Lo sapremo tra ventinove giorni esatti, nel giorno delle qualifiche del GP Australia a Melbourne.

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