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Un lancio in grande stile. A teatro. Un evento speciale per il mondo della F1 che da anni aveva abbandonato la sfarzosità delle presentazioni pubbliche di massa per ripiegare su debutti rigorosamente online o comunque low profile per risparmiare budget. La Ferrari dell’epoca Camilleri è tornata agli sfarzi della prima era Montezemolo. Mai prima si era vista una F1 sul palco di un teatro, con gli ospiti seduti sulle poltrone della platea mentre giornalisti e fotografi erano nel loggione tutto attorno. Giochi d luce, balletti, un’orchestra di 25 elementi a interpretare la colonna sonora, con archi, violini, trombe, fiati, diretta da un dj famosissimo come Benny Benassi, che è tra i top 50 del mondo, ha vinto un Grammy award e ha lavorato in passato con star del calibro di Madonna, Jovanotti e Giorgia e probabilmente guadagna ogni anno più di Leclerc.

© Scuderia Ferrari Press Office

Una sola cosa, se proprio vogliamo, abbiamo trovato stonata: l’eccessivo utilizzo della lingua inglese. Ma diamine, siamo in Italia, la Ferrari è l’eccellenza italiana, più volte è stato ricordato che per l’evento è stato scelto il teatro Valli di Reggio Emilia proprio perché qui è nata nel 1797 la bandiera tricolore italiana. Insomma, tutto era all’insegna dell’eccellenza italiana e poi conducete l’evento in lingua inglese? Paradossalmente l’unico che parlava in italiano sul palco era Marc Gené, uno spagnolo. I piloti, salvo una breve parentesi, hanno parlato solo in inglese, Binotto pure. Le conferenze stampa post presentazione sono state condotte soltanto in inglese nonostante la percentuale di giornalisti stranieri rispetto agli italiani fosse del 20%. La Ferrari si sente (giustamente) internazionale, ma quando ci si espone così tanto a fianco del tricolore e l’80% del tuo pubblico presente in sala è italiano, si dovrebbe condurre l’evento nella lingua nazionale. Per gli altri ci sono cuffiette e interpreti, come fanno tutti all’estero.

Ma al di là della sfarzosità del lancio, quel che conta è la macchina. È lei a calamitare l’attenzione. Come diceva Enzo Ferrari, e come ha ricordato John Elkann, «chiedete a un bimbo di disegnare un’automobile e certamente la farà rossa». È lei, la Ferrari F1, la protagonista. Elegante o dimessa, più che la coreografia del palco sarà la qualità della macchina a lasciare il segno nel corso del 2020. È ancora presto per giudicarla perché deve ancora mettere le ruote in pista, ma qualcosa possiamo dire. Prima di tutto si tratta di una evoluzione della monoposto 2019 non di una rivoluzione. Il concetto generale dell’automobile non è cambiato. Come ha detto Binotto, «siamo partiti nel progetto dalla base della monoposto 2019 ultima versione, quella di Singapore e l’abbiamo evoluto». Senza stravolgimenti.

I dettagli sono tutti quelli annunciati: a partire dal colore rimasto rosso opaco, poi i numeri bianchi (capirai che novità!), persino il nome SF1000 in omaggio al traguardo dei mille gran premi F1 disputati che la Ferrari raggiungerà nel corso del 2020. A vista la monoposto sembra quella dello scorso anno, che era esposta nella piazza antistante il teatro. Veramente pochi i dettagli diversi. A vista si nota ben diversa soltanto la parte posteriore. Rispetto alla F1 del 2019 la SF1000 è rastremata e assottigliata all’altezza delle pance posteriori, lì dove ci sono i loghi degli sponsor Ups e Ray-Ban. Come una giacca o una camicia da uomo formato slim rispetto a un taglio classico. È vistosamente sfiancata. Si è lavorato per ridurre l’imgombro della massa del cambio seamless 8 marce; l’intero gruppo powertrain è più compatto per migliorare il passaggio dei flussi d’aria, abbassare e centralizzare i pesi. E sicuramente sono stati rimpiccioliti i radiatori perché le bocche sono diverse: la Ferrari non aveva sofferto di surriscaldamento nel 2019, la Mercedes invece sì quindi Maranello ha potuto osare a rimpicciolirli per migliorare la penetrazione aerodinamica. E poi sono evidenti alcuni interventi sulle sospensioni anche se los chema resta push rod: i braccetti hanno inclinazioni e punti di attacco leggermente differenti. Ma soprattutto è diversa l’aerodinamica che appare più sofisticata. Guardate in dettaglio i turning vanes, quelle alette verticali o ricurve ai lati dell’abitacolo fissate al fondo, come sono lavorate di fino. Invece di essere piatte come nel 2019 sono sagomate e piene di ritagli. Sembrano cesellate da uno scultore.

L’effetto generale delle modifiche, come ha dichiarato Binotto, è quello di mantenere il più basso possibile il drag (la esistenza aerodinamica all’avanzamento che rendeva la SF90 così veloce in rettifilo) e nel contempo migliorare la deportanza, cioé lo schiacciamento a terra dell’auto che la rende veloce nelle curve. Ma senza che quest’ultimo effetto vada a decremento dell’altro. Obiettivo delicatissimo perché per le leggi della fisica sono in contrapposizione: all’aumentare della deportanza diminuisce la penetrazione e viceversa. Quindi la SF1000 cerca di trovare un compromesso migliore fra velocità e carico aerodinamico, mentre l’anno scorso era un po’ troppo sbilanciata a favore della penetrazione aerodinamica.

Direte voi: ma non è meglio avere una macchina più veloce in rettifilo perché facilita i sorpassi? Si e no, perché a conti fatti la SF90 con la sua velocità guadagnava 3 o 4 decimi sui rettilinei dei circuiti ma poi ne perdeva 7 o 8 nelle curve. Meglio il contrario. Ecco qualche altra curiosità sulla SF1000 e sulla squadra Ferrari.

© Scuderia Ferrari Press Office

È LA PRIMA F1 PRESENTATA IN UN TEATRO?

In realtà no perché nel 1996 Briatore lanciò la Benetton B196 (piloti Berger e Alesi, collaudatore Jarno Trulli) nell’antico teatro greco di Taormina. Però questa della Ferrari SF1000 è la prima presentazione in un teatro coperto, con contorno di orchestra e ospiti seduti comodamente in platea e loggione.

PERCHÈ SI CHIAMA SF1000?

Fino ad oggi, dall’inizio del mondiale F1 (1950) la Ferrari è l’unica squadra ad avere disputato TUTTI i gran premi di F1. Va detto che la Ferrari non sempre ha corso in forma ufficiale e con la monoposto rossa: nel 1964 per esempio ha gareggiato per ragioni politiche in un paio di GP colorata di bianco/blu iscritta da una scuderia privata, ma dietro la maschera c’era sempre la squadra ufficiale con i suoi tecnici e i piloti ufficiali. Fino a tutto il 2019 la Ferrari ha disputato così 991 GP di F1 e quest’anno dopo 9 gare raggiungerà al GP Canada il traguardo del millesimo Gran Premio (se non si dovesse correre ad aprile il GP Cina per via del coronavirus il millesimo GP scatterà in Francia). Perciò la macchina 2020 ha il nome in omaggio alla ricorrenza dei mille GP: SF1000. Va detto che battezzare la F1 con una ricorrenza della storia Ferrari non ha sempre portato bene alla squadra: la F60 del 2009 fu una macchina lenta e deludente, la F150 Italia del 2011 altrettanto: entrambe vinsero un solo GP in carriera. Per contro la SF70 del 2017, altra macchina che festeggiava una data (i 70 anni della scuderia Ferrari) fu eccellente e Vettel la ricorda ancora oggi come la migliore Ferrari F1 mai guidata. La SF90 dell’anno scorso (altro omaggio alle date) va invece ricordata per i suoi alti e bassi: veloce nel finale di stagione ma anche difficile da mettere a punto tanto che – oggi fatichiamo a ricordarlo – aveva perso le prime sei gare di fila dalla Mercedes.

È CAMBIATO IL PASSO?

Secondo Binotto, passo (ovvero interasse cioé la distanza fra asse ruote anteriore e posteriore) e rake (cioé effetto “picchiato” dell’avantreno) sono «abbastanza simili» a quelli della SF90. Però si vocifera che il passo di qualche millimetro sarebbe stato accorciato. Anche per rendere l‘auto più agile nel misto. A titolo di paragone, la Red Bull è da sempre la sostenitrice della monoposto a passo corto e la Mercedes ha sempre portato invece avanti progetti di monoposto a passo lungo. Però oggi sulla scelta passo c’è meno libertà di una volta perché le regole consentono di improvvisare poco.

CHI SARA’ LA PRIMA GUIDA?

Mentre nel 2019 Vettel partiva con i gradi di “capitano”, quest’anno Binotto è stato chiaro: i piloti partiranno alla pari. Nessun privilegio per alcuno dei due. Ma dovranno evitare incidenti. Leclerc terrà a freno la propria irruenza: «Non dovrà più succedere quello che è capitato in Brasile: dovremo prenderci più margine fra noi e stare in sicurezza».

VETTEL RESTERA’ IN FERRARI OLTRE IL 2020?

L’impressione è che l’operazione Hamilton per il 2021 sia tramontata. Binotto stesso dice che Vettel al momento è la prima opzione per il prossimo anno. In questo momento non ci sono altre opzioni per i piloti. Probabilmente da quando Red Bull ha “blindato” Verstappen, la Mercedes si è resa conto che se perdesse Hamilton non avrebbe alternative vincenti su cui puntare e quindi sta convincendo l’inglese a restare. Dal canto suo Vettel dice: «Mi sento giovane, voglio continuare a correre in futuro e non ho problemi a trattare il contratto anche a stagione avanzata: qualche anno fa rifirmai con Ferrari nel mese di agosto». Insomma, l’impressione è che pilota e team vogliano vedere come inizia la stagione, come si trova Seb con la SF1000, qual è il suo livello di competitività e come andrà avanti il confronto con Leclerc; solo in seguito pilota e team affronteranno il discorso dell’eventuale rinnovo. Ma sicuramente Vettel non potrà più ambire a ottenere un ingaggio elevato come quello attuale (circa 35 milioni).