SHARE
Hamilton entra nella leggenda con il settimo titolo mondiale vincendo una gara pazza, e ancora qualcuno pensa che non sia un fenomeno?Eppure una gara come il GP Turchia dove non esisteva una superiorità in pista della Mercedes (guardate Bottas dov’è finito!) lui lo ha vinto con 31” di vantaggio e gli altri sono tutti dietro.

Ha vinto guidando forte ma gestendo anche le gomme meglio degli altri, temporeggiando quando non aveva gli pneumatici in temperatura, evitando i troppi errori alla Verstappen, non commettendo le esagerazioni in staccata alla Leclerc e mostrando una visione di gara spaventosamente efficace (come quando ha convinto il box dell’inutilità di montare gomme slick).
Ma che deve fare Lewis più che vincere a mani basse per dimostrare quanto sia grande?


Oh sí,
guiderà una Mercedes e per questo in sette anni ha vinto più Gp di tutti. Ma in Turchia su quell’asfalto viscido contavano solo palle e piede, non il motore né la macchina. E ha vinto sempre lui.

In 7 anni di Mercedes turbo ibrida ha disputato 134 GP e vinto 72 volte. Una media spaventosa: 53% di vittorie. Un successo ogni due gare. Oh, certo guida un missile. Questo glielo riconosciamo. Ma quanti suoi colleghi con la sua stessa macchina avrebbero saputo vincere altrettante gare come Hamilton per sette anni di seguito? Per me nessuno.

Perché non è soltanto la velocità pura il metro migliore per giudicare la bravura di un corridore. E non è nemmeno l’arte di saper leggere le gare, interpretarle e vincerle. Ma è la costanza nei risultati, la ripetitività nel tempo, l’indicazione migliore della forza di un pilota. Dopo alcuni anni la motivazione viene meno, la voglia di sacrificarsi per essere al top pure. La guida si appanna, il pilota non appare più incisivo come da giovane, soffre la rivalità dei compagni più giovani e irruenti ed i risultati pian piani peggiorano. È successo a quasi tutti i grandi. È capitato con Lauda contro Piquet prima poi contro Prost; a Piquet contro Mansell, a Vettel contro Ricciardo e Leclerc. Hamilton per ora a 35 anni sembra resistere al logorio della F1. Poi il numero delle sue vittorie e dei suoi titoli mondiali saranno pure deformati dalla superiorità della macchina e dal numero dei GP. Ma perché ve ne stupite come se non fosse mai successo prima? Da Fangio a Schumacher è sempre stato così. Il pilota più forte riusciva a scegliersi e costruire assieme al team la macchina più forte. Nelle varie epoche sono cambiate soltanto il numero delle gare che si disputavano ad ogni stagione. Erano sei ai tempi di Fangio, dodici all’epoca di Lauda, sono diventate 16 o 17 ai tempi di Senna e Schumacher. E 21 o 22 oggi. Ma Hamilton è sempre lì. Anno dopo anno con la sua motivazione intatta e la sua media schiacciante. Leggetevi le statistiche.


LE STATISTICHE DI HAMILTON

1) È uno dei pochissimi piloti ad aver vinto un GP (lui addirittura quattro) nell’anno del debutto.

2) Ha vinto almeno un GP in ogni anno di carriera. Anche quando non aveva fra le mani una monoposto competitiva (2009) ha vinto almeno una gara in ogni stagione. Non ha mai concluso un campionato a bocca asciutta.

3) Negli anni di Mercedes turbo ibrida in cui ha dominato ha sbriciolato nel confronto ogni compagno di squadra che è passato per la sua strada.

HAMILTON vs ROSBERG (2014-2016)
Vittorie:
HAM 31 su 58
ROSB 20 su 58

Percentuale di vittorie:
HAM 53%
ROSB 34%

HAMILTON vs BOTTAS (2017-2020)
Vittorie:
HAM 41 su 76
BOT 9 su 76

Percentuale di vittorie:
HAM 54%
BOT 12%

Il tempo darà il giusto valore alle sue imprese. Oggi tanti lo sminuiscono, ma un giorno tra tanti anni qualcuno racconterà ai propri nipoti: sai che quando le F1 andavano ancora a benzina, ho visto correre e vincere con i miei occhi uno dei più grandi piloti della storia delle corse? Un pilota di colore che aveva le treccine…

3 COMMENTI

  1. Ciao Alberto, tutto giusto e condivisibile. Il fatto è che questa F1 turboibrida, asettica e imbrigliata com’è, non scalda più il cuore degli appassionati “della prima ora”. Sminuire LH equivale un po’ a contestare la formula del campionato, con tutte le sue storture e le sue assurdità regolamentari. Aggiungici un pizzico di arroganza stile Toto Wolf…in più, essere in epoca social (con tutte le estremizzazioni del caso) di certo non aiuta, basti pensare a una serpeggiante vena di razzismo che aleggia qua e là. Interessante il discorso sui valori assoluti e sui parametri da adottare, un mio vecchio pallino. Te ne parlerò, se ne avrò occasione…

  2. Ciao, Alberto. Condivido tutto quanto scrivi. Aggiungerei al commento che mi ha preceduto che purtroppo lo “scetticismo” di molti (italiani in tal caso) derivi dal fatto che Ham batte la Ferrari e la cosa a noi italiani non piace (Shumi e divenuto grande quando era in Ferrari e non in Benetton). Forse è anche giusto. Tuttavia credo che chi “capisce” e si “interessa”, non da tifoso, di uno sport debba saper valutare oltre i sentimenti. E chi ci riesce può solo dire che Ham ha avuto forse solo in Ayrton un suo pari. Anche perchè non si è mai macchiato di scorrettezze e non si è mai scelto il teammate. Una abbraccio.

    • occhi a valutarlo con MAGIC SENNA, se non avessero chiuso la sua ascesa ci sarebbe arrivato prima lui, eppoi vorrei vedere cosa sarebbe capace di fare la mercedes e LH

Rispondi a Fabrizio Perletta Cancella risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here