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Il GP di Singapore ha decretato forse il definitivo addio della Ferrari alle speranze mondiali per quest’anno. Con 40 punti di svantaggio in classifica iridata la situazione è compromessa. Fino a ieri c’era sempre la confortante convinzione che se fosse tornato il freddo e infallibile Vettel di qualche tempo fa, coadiuvato com’è dalla superFerrari SF71H, Seb avrebbe potuto recuperare nelle ultime sei corse un gap così vistoso ad Hamilton. E riaprire il mondiale in extremis. 

Invece Singapore rappresenta un sconfitta pesante e davvero preoccupante in proiezione futura. Il binomio Vettel-Ferrari sembra sempre più in affanno e col fiato corto. Meno competitivo. Un binomio che incoccia spesso in qualche errore ed è costretto a scegliere strategie troppo rischiose che lasciano scarsi margini di successo. 

Sulla pista di Marina Bay sono parzialmente mancati sia il pilota che la squadra. Il primo non è apparso molto incisivo in qualifica dove era determinante fare la prima fila. il team invece non ha azzeccato i momenti ideali per mandare Vettel in pista (in qualifica) oppure richiamarlo ai box per il pit stop (in corsa). E così è maturata una sconfitta senza appello. Proviamo a spiegare certi misteri irrisolti. 

foto Sutton Images

PERCHÈ LA FERRARI HA FALLITO LA PRIMA FILA IN QUALIFICA? 

Perché nella sessione decisiva, la Q3, il muretto ha mandato in pista Vettel nel traffico di altri concorrenti. Non è che sia stato davvero ostacolato, però ha dovuto impegnarsi nelle prime curve per districarsi dal traffico e superare le macchine più lente davanti a lui; quindi non ha potuto “preparare” come si deve il giro di qualifica. Che nel gergo della F1 significa scaldare bene le gomme perché funzionino dalla prima curva. E caricare il più possibile le batterie con violente frenate che riempano di kilowatt gli accumulatori. Infatti Vettel ha anche spiegato che disputare un mini-Gp in poche curve per farsi spazio fra gli avversari prima del giro di qualifica non è la condizione ideale per scaldare le gomme, né per la propria concentrazione.

VETTEL HA COMMESSO ERRORI DI GUIDA?

Errori veri no, però non è stato impeccabile sul giro secco come in passato. È stato poco veloce nel secondo dei tre parziali, quando le gomme dovrebbero essere già in temperatura. Lì Vettel è risultato 4 decimi più lento sia di Hamilton che di Verstappen. La gran parte del divario finale dalla pole (6 decimi) l’ha cumulata lì.

foto Sutton Images

PERCHÈ IN CORSA NON È RIUSCITO L’UNDERCUT SU HAMILTON?

Per due motivi: prima di tutto perché la Ferrari ha calcolato male il momento del pit stop. Al 15° giro ha ributtato Vettel in mezzo al traffico, alle spalle della mina vagante Perez. Che lo ha rallentato facendolo girare nel suo primo giro lanciato in 1’49”3 invece che nell’1’43” o 1’44” che era necessario per chiudere il gap su Hamilton. 

L’ALTRO MOTIVO QUAL È?

La gomma viola ultrasoft su cui tanto puntavano i ferraristi, si è rivelata inefficace nei primi giri lanciati. Ci ha messo più di quattro tornate per entrare in temperatura invece che uno soltanto. Per cui, liberatosi dopo un giro di Perez lentissimo davanti a lui, Vettel invece di volare, si è trovato ad arrancare con una monoposto che scivolava con gomme che non facevano presa. Seb ha coperto i tre giri successivi al sorpasso di Perez con questi crono: 1’46”1, 1’47”9, 1’45”8. Mentre Hamilton, con le hypersoft ormai consumate, aveva girato in 1’44”4 prima di fare il pit stop e Verstappen a sua volta viaggiava sul passo di 1’45”2. 

CHE TEMPI AVREBBE DOVUTO FARE VETTEL PERCHÈ L’UNDERCUT FUNZIONASSE?

Vettel avrebbe dovuto percorrere i primi due giri lanciati almeno sul ritmo di 1’43” per passare davanti a tutti. Invece a quel passo (lento) di 1’47” ha finito per perdere anche la seconda posizione da Verstappen nel gioco dei pit stop. 

foto Sutton Images

CHE POTEVA FARE DI DIVERSO IL MURETTO FERRARI IN QUELLA SITUAZIONE?

Ad esempio lasciare Vettel in pista con le hypersoft uno o due giri in più – diciamo fino al 16° o 17° giro – facendogli forzare il ritmo prima della sosta per scrollarsi dall’ostacolo Perez. 

E ALLORA PERCHÈ NON È STATO FATTO?

Perché gli strateghi Ferrari temevano che la Mercedes, vedendo Vettel forzare il ritmo per due giri di seguito, avrebbe capito la mossa che i Rossi stavano preparando e avrebbero potuto anticipare a loro volta i tempi praticando l’undercut di Hamilton sulla Ferrari. 

HAMILTON È STATO PIÙ VELOCE DI VETTEL NEL GIRO DI RIPARTENZA DOPO IL PIT STOP?

In realtà no. Hamilton nel giro di ripartenza con le gialle è andato molto piano per scaldarle. Ha girato in 2’07”051; ben 4” più lento di Vettel nel suo giro di ingresso pista (2’03”072). Ma a quel punto (17° giro) era già davanti e importava poco. Lo svantaggio accumulato da Seb con le gomme viola nei due giri iniziali dopo la sosta, quello dietro Perez e nel giro successivo, è stato decisivo. 

PERCHÈ LA FERRARI HA OPTATO PER LE GOMME VIOLA INVECE DELLE PIÙ AFFIDABILI GIALLE COME TUTTI GLI ALTRI?

Perché sulla carta una mescola diversa era l’unica alternativa da tentare per ribaltare le cose in pista. Siccome a Singapore i sorpassi sono difficilissimi, a Vettel restava una sola, labile opportunità per scavalcare Hamilton: tentare un sorpasso nel gioco dei pit stop. Per questo che la Ferrari al 15° giro ha provato l’undercut sulla Mercedes. Ma perché questo funzioni, bisogna montare una gomma estremamente performante che permetta di coprire subito due giri a ritmo da qualifica e annullare il gap dall’avversario davanti. La gialla non garantiva questo risultato perché impiega più tempo ad entrare in temperatura. La ultrasoft, in teoria, avrebbe potuto. Invece alla resa dei conti anche la viola si è dimostrata altrettanto lenta a scaldarsi.

foto Sutton Images

FERRARI IMMAGINAVA LA CONTROMOSSA MERCEDES?

Sì. Sapeva che la Mercedes avrebbero parato il colpo dell’undercut fermandosi subito dopo e sapeva anche che avrebbero montato le soft perché aveva visto i tedeschi sperimentarle in prova. Quindi gli strateghi Ferrari hanno deciso che l’unica cosa da non fare era montare a Vettel le gialle per non ritrovarsi in pista dietro Hamilton a parità di gomme. Perché con pneumatici uguali mai e poi mai avrebbe potuto cambiare ritmo e concretizzare un sorpasso.

È VERO CHE LA FERRARI NON AVEVA GOMME GIALLE A SUFFICIENZA? 

Purtroppo sì. Anche questo può aver influito nella scelta obbligata delle gomme viola. La Ferrari aveva un solo treno di gomme gialle soft a disposizione nel week end di Singapore a differenza di Hamilton che ne aveva ben tre treni. Ogni team sceglie 13 treni di gomme per il week end di gara. A Singapore Ferrari aveva optato per 9 treni di hypersoft rosa, 3 di Us e 1 solo treno di soft. Mentre la Mercedes aveva divisioni più equilibrate: 3 soft – mescola con cui la W09 ha sempre marciato bene – poi 4 ultrasoft e 6 hypersoft. 

PERCHÈ QUESTA DIFFERENZA?

Perché i team hanno dovuto scegliere le gomme per Singapore ben 13 settimane prima del GP. Ovvero l’8 giugno. La Pirelli chiede ai team di decidere le gomme prescelte per le gare extraEuropa con grande anticipo così da avere un margine di tempo elevato per costruirle. Maranello ha quindi selezionato i treni di gomme preferite per il GP Singapore prima dell’estate. In un periodo in cui la SF71H evidentemente sembrava a proprio agio con le mescole più soffici. La Ferrari aveva scelto ben 9 treni di hypersoft e 1 solo di gialle. In prova non ha mai usato quell’unico treno di soft – a differenza della Mercedes – quindi può darsi che il Cavallino non si sia arrischiato a montarle a Vettel in corsa perché non ne conosceva il rendimento sulla pista di Singapore.

foto Motorsport Images

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