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Multa o squalifica? Chiariamo subito che la vicenda della violazione del budget cap in cui la Red Bull è stata trovata colpevole è comunque una cosa grossa. Perché di tanto o di poco che il team anglo-austriaco abbia sforato i limiti di spesa, comunque in ogni caso ha violato regole precise sul contenimento dei costi che lei stessa aveva concorso a scrivere. 

Un “minor overspend breach”, cioè una violazione sotto il 5% significa comunque, per un limite di spesa (budget cap) di 147 milioni di dollari, un sforamento da 1 fino a 7,3 milioni di $. Che al cambio odierno sono pressoché gli stessi soldi in euro. Ma se anche la spesa extra fosse stata solo di un paio di milioni, come si sussurra tra i bene informati, sono pur sempre un mucchio di soldi. Anche per un team F1.

È più dell’equivalente di un intero pacchetto aerodinamico fra fondo, ali e pance; oppure significa un paio di mesi dello stipendio annuale di Adrian Newey; o per dirla diversamente, il valore di un intero mese di lavoro di sviluppo in galleria, al Cfd e al reparto progettazione. Tutta roba che, sul piano delle prestazioni, può avere fatto la differenza in termini di qualche decimo al giro nella prestazione della RB16B dell’anno scorso in occasione volata finale iridata del 2021 fra Verstappen e Hamilton.

Photo by Clive Rose/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool

Accertato che l’illecito sia stato compiuto – ma credo che la Red Bull avrà altro tempo per provare a difendersi dall’accusa – come punirla? Una multa salata? Magari tripla rispetto all’ammontare della violazione? Oppure la privazione di ore di sviluppo in galleria del vento per il 2023? Oppure una decurtazione dei punti conquistati? Ma in questo caso applicata sul passato o sul futuro? Insomma, tutte le strade sono aperte anche perché questo è il primo caso che si verifica su questo nuovo regolamento. Ciò potrebbe indurre a considerare una certa indulgenza visto che è la prima volta che accade e che la procedura va messe a punto. Ma il fatto è che su questo vicenda la FIA si gioca una bella fetta della credibilità sua e della F1. Ecco perché io penso che serva una punizione severa. Niente sconti. 

Fino a ieri pensavo fosse giusto punire la Red Bull per quest’imbroglio con una pesantissima multa. Da scontare nei campionati successivi in cui avrebbe avuto meno soldi da spendere per essere competitiva. Così da bilanciare l’offesa.

Però riflettendoci le cose stanno diversamente. Per capire che provvedimento prendere a riguardo della Red Bull bisognerebbe partire dal concetto “filosofico” che questa violazione del budget cap rappresenta. Ecco perché voglio lanciare una provocazione. 

Lo spunto mi viene da una chiacchierata con Emanuele Pirro che di vicende FIA ne mastica parecchie essendo anche uno degli steward federali più bravi, equilibrati e competenti.

Photo by Clive Mason/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool

Pirro mi ha portato a ragionare su un aspetto che non avevo considerato appieno: a suo parere l’illecito sul budget cap non è come una qualsiasi altra violazione sportiva. Non è come tagliare una curva in gara oppure buttare fuori un avversario, o ancora montare un’ala di qualche centimetro più larga o più bassa. È qualcosa di diverso e più grave. Può essere paragonato a quello che è il doping negli altri sport. Riflettendoci, dico che la sua visione è giusta. Ha ragione. Perché spendere qualche milione di $ in più nel 2021 ha permesso alla monoposto Red Bull di cambiare i rapporti di forza. Di essere più veloce da un certo punto del campionato in poi. Come se fosse un ciclista che avesse preso anabolizzanti o steroidi per pedalare più in fretta in salita o in volata. 

E come viene punito nell’atletica o nel ciclismo – vale a dire negli sport dove la performance si misura in centesimi di secondo e forza bruta – l’atleta che si dopa? Mica con una multa pur se salatissima. Ma con la squalifica e/o la cancellazione del risultati sportivi acquisiti nella competizione in cui si era “dopati”. 

Gli esempi sono tanti. Quello che mi ricordo meglio è il caso di Ben Johnson, il centometrista canadese che nel 1988 alle Olimpiadi di Seul vinse i 100 metri con un tempo incredibile di 9”79, primato del mondo, battendo di 13 centesimi Carl Lewis. Pochi giorni dopo si appurò che Johnson era dopato in quella finale olimpica. Non solo venne squalificato, non soltanto la vittoria e la medaglia d’oro vennero restituite a Carl Lewis, ma si fece qualcosa che sembrava inconcepibile perché si tornò indietro nel tempo. Venne annullato il suo crono. Il suo record mondiale. Quel 9”79 fu soppresso per sempre dagli albi d’oro dei record di atletica. Non era mai stato fatto. Il record del mondo divenne il 9”92 con cui Lewis era arrivato secondo nella finale dei 100 metri. L’atletica fece un passo indietro, riscrisse la propria storia e ammise che nessun atleta era mai riuscito a correre i cento metri sotto i 9”90. Anche se in realtà era successo. Poi Johnson venne anche squalificato per due anni, smise di doparsi ma quando torno a correre era solo l’ombra del grande centometrista che era stato. 

Photo by Clive Mason/Getty Images) // Getty Images / Red Bull Content Pool

Lo stesso è accaduto a Lance Armstrong, il fenomenale ciclista americano che vinse sette volte consecutive il Tour de France fra il 1999 e il 2005. Nuove tecnologie parecchi anni dopo consentirono di scoprire il doping cui si era sottoposto che all’epoca delle vittorie era troppo sofisticato per essere identificato. Armstrong fin squalificato in forma retroattiva e gli vennero tolte tutte e sette le vittorie. E anche la medaglia alle Olimpiadi.

Ovviamente il rischio in questi casi di squalifica retroattiva dopo tanti anni è che non si può intervenire sui soldi guadagnati grazie alle vittorie. Chi vince con il doping, grazie a quei successi incamera contratti pubblicitari, tanto denaro, e non può certo venire privato anni dopo dei propri averi. Al massimo può essere multato. Però qualche sponsor indignato può cancellargli i contratti. Chi diventa milionario grazie alle vittorie sportive irregolari di sicuro perde una buona fetta dei milioni guadagnati e soprattutto viene additato come antisportivo e perciò rifiutato per sempre dal “sistema”, dal marketing e dalla pubblicità.

Ora nel caso della Red Bull come comportarsi? Visto che quello che hanno commesso è l’equivalente del doping, che siano due o sette i milioni di sforamento, secondo questa logica sarebbe giusto togliere loro una parte dei risultati sportivi acquisiti nell’anno della frode, il 2021. Magari i piazzamenti e relativi punti delle ultime gare. Al team e al pilota ovviamente. Così Verstappen perderebbe il titolo iridato conquistato nel 2021 e la Red Bull potrebbe anche perdere il secondo posto nel campionato Costruttori e di conseguenza parte del montepremi acquisito. Se hanno corso con una monoposto “dopata” è più che giusto. 


Soltanto una multa
, per quanto salata, sarebbe invece sbagliata perché darebbe un messaggio negativo. Indurrebbe il team “ricco” a frodare comunque. Perché il gioco sporco potrebbe valere la candela. Tanto, per una squadra F1 che era abituata fino a due anni fa a investire 500 milioni per vincere, la prospettiva di spenderne solo 150 più mettiamo altri 50 per la multa resta comunque un buon affare pur di godere dei vantaggi di una vittoria iridata. Come dire: baro, vinco, tanto poi pago la multa e me la cavo. Un precedente del genere spingerebbe molti team a violare le regole lo stesso. 

Invece la cancellazione dei risultati sportivi acquisiti rispecchia almeno lo spirito del budget cap. Che è nato per mettere tutti alla pari – dal punto di vista economico – e vinca il più bravo. A costruire le macchine con gli stessi soldi, non ad occultare le fatture. 

3 COMMENTI

  1. Gentile Alberto, la storia della F1 è piena di “furbate” che hanno permesso di vincere gare e mondiali. Per citarne alcune: la benzina “dopata” della Brabham nel 1983, le minigonne Lotus nel 1978 (o il ventilatore della Brabham), il sistema “traction control” della Benetton 1994, il “buco” della Brawn nel 2009, la conoscenza due anni prima delle regole sull’ibrido da parte di Mercedes…cosa facciamo, togliamo i titoli a chi li ha vinti ? Va bene, ma se lo togliamo a Max ed alla Red Bull lo togliamo a Piquet, Andretti, Button Schumacher, Hamilton e Rosberg. Le corse in generale sono sempre state così. E’ giusto ? No, ma è così. Rimedi ? Nessuno perchè ci sarà sempre chi è più furbo, scaltro, cinico, a trovare la scappatoia. Piacerebbe anche a me la perfetta F1 ma è un utopia irrealizzabile. Purtroppo. Con grande stima. Giuseppe Simbeni.

  2. Concordo pienamente con quanto scrivi, Alberto. Ma temo che la FIA non voglia proprio mettersi contro la Red Bull e tutti i soldi che mette nel giochino. D’altra parte di nefandezze ne abbiamo viste tante negli anni, cosa vuoi che sia “un tocco di gentilezza e comprensione” dato che è la prima volta che accade? Un buffetto sulla guancia in cambio di un bell’assegno che rimpinguerà le casse e via di nuovo, tanto la gente dimentica in fretta e i veri appassionati sono un pugno di nostalgici a fronte delle masse che la televisione imbonisce.

  3. Sono d’accordo con Pirro e con te e con gli esempi di sanzione per il Team, non solo per il 2021, ma anche per il 2022. Per i piloti la cosa é un pò diversa perché non erano e non sono “dopati” loro, ma le “biciclette” che hanno e continuano ad usare, per cui mi sembrerebbe più coerente una sanzione al 50% dei loro punti. Non credo nel “complotto” della FIA “a favore di o contro chi”, perché a discutere ed a decidere sono in tanti e non tutti la vedono allo stesso modo. Un abbraccio, Piero.

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