Per almeno tre protagonisti della F1 il campionato 2019 sarà qualcosa di più d’una sfida: sarà una stagione decisiva. Quella del “o la va o la spacca” perché certe condizioni favorevoli per loro non si ripeteranno mai più nella storia e quindi l’occasione va colta una volta per tutte. Oppure verrà sprecata definitivamente. Parliamo di Vettel, di Hamilton e della Mercedes: Tutti e tre hanno molto di più da perdere di tutti gli altri da una sconfitta nel 2019. Proviamo a capire perché.
Vettel è al quinto anno in Ferrari e ormai ha perso ogni tipo di alibi per i risultati negativi delle ultime stagioni. Ora non ha più scuse. Finora ha difeso strenuamente il suo ruolo di primo pilota del team e di “capitano” in pista. La squadra nelle scorse stagioni si era messa totalmente al servizio del tedesco sacrificando Raikkonen in numerose occasioni pur di concedere le chances migliori a Vettel. In nome del principio che la Ferrari storicamente non è mai riuscita a vincere quando ha schierato due piloti alla pari liberi di darsi battaglia in pista. Le statistiche dicono che la Ferrari negli ultimi trent’anni ha vinto o ha lottato fino in fondo per il titolo soltanto quando ha relegato uno dei suoi piloti al ruolo di gregario. È successo quasi sempre così: dai tempi di Prost nel 1990 (dove il sacrificato fu Mansell che a metà stagione fuoribondo annunciò il ritiro), poi Schumacher nel decennio 1996-2006, con Irvine prima e Barrichello dopo costretti a fargli da portatori d’acqua, fino ai tempi recenti di Alonso e Vettel a cui furono subordinati i ruoli di Massa e Raikkonen. Unica eccezione gli anni 2007/2008 che con la coppia Massa-Raikkonen capitani alla pari, fruttarono un titolo mondiale Piloti e uno Costruttori. Ma si può dire che fu l’eccezione che conferma la regola.
Alla vigilia della stagione 2019 Binotto ha riconfermato che Vettel sarà il pilota su cui Ferrari punterà con più convinzione per la lotta al titolo. Anche perché non vuole mettere pressioni o aspettative eccessive sulle spalle del 21enne Leclerc. Ma sarà l’ultima volta che Vettel partirà con i gradi (virtuali) di capitano. Dovrà meritarsi la responsabilità ed il privilegio perché il suo tempo sta scadendo. Arrivato con grandi speranze nel 2015 con l’obiettivo di riportare la Ferrari al titolo dopo i tentativi vani con Alonso, finora non ha mai centrato l’obiettivo. Nei quattro anni in Rosso Seb ha raccolto 13 esaltanti vittorie in 81 Gran Premi ma ha sempre fallito l’attacco decisivo al titolo mondiale. Un 3° posto iridato nel 2015, un 4° posto l’anno successivo e due volte secondo nelle ultime due stagioni quando la macchina vincente, specie nel 2018, l’aveva fra le mani. Fosse rimasto vivo Marchionne, alla fine del 2018 gli avrebbe probabilmente tolto il privilegio di restare il pilota di punta. Grazie al rinnovo totale della dirigenza (Elkann, Camilleri e Binotto nei rispettivi ruoli di presidente, a.d. e team principal) di fronte a un anno di rodaggio, Vettel che è rimasto l’unico uomo d’esperienza nel nuovo gruppo del Cavallino, si è guadagnato un ulteriore anno di fiducia e ancora una volta i gradi di capitano. Ma per poco. Quest’anno deve tirar fuori gli attributi e tutta la propria classe per dimostrare di essere ancora il grande e infallibile campione che la Ferrari aveva ingaggiato a peso d’oro quattro anni fa. Se perderà per l’ennesima volta il confronto con Hamilton, o peggio ancora se si farà eguagliare o battere da Leclerc sul campo, il suo prestigio si dissolverà in fretta. A Vettel restano ancora due anni di contratto con Maranello perché il suo rinnovo scadrà a fine 2020. Ma dovesse rimediare una deludente sconfitta pure quest’anno, il suo destino sarebbe segnato. Il team abbandonerebbe la fiducia in lui e Seb cercherà di andarsene alla Mercedes che prima o poi un tedesco lo rivuole in squadra. Per questo il 2019 sarà per Vettel l’anno decisivo: o la va o la spacca. O porta la Ferrari in Paradiso o rischiamo di vedere un divorzio anzitempo.
Diverso il discorso per Hamilton e la Mercedes. Che escono fuori da una striscia di successi clamorosa. Ma proprio perché riconfermarsi vincenti è più difficile che vincere e basta, anche per loro due – il pilota e la squadra dominatrici di questo decennio di F.1 – il 2019 rischia di essere un anno decisivo. Perché una sconfitta potrebbe togliere a tutti e due un traguardo tutto sommato unico: diventare il pilota e la squadra più vincenti della storia della F1.
Hamilton ha vinto fino ad oggi 5 titoli mondiali e 73 Gran Premi. Davanti a lui nell’albo d’oro della F1 c’è soltanto Schumacher che di iridi ne ha conquistati 7 e di Gp ben 91. Hamilton non lo ammette, ma è solleticato dall’ambizione di eguagliare Schumi e prendere il posto a fianco a lui nella storia del motorsport. D’altronde che obiettivo potrebbe avere altrimenti uno come Lewis che ha vinto tutto e guadagnato centinaia di milioni se non quello di poter dire di se stesso: sono il più grande di tutti? Questa è la principale motivazione che lo spinge ancora a spendere ore e ore in allenamento e sacrifici.
Non è un traguardo impossibile per Hamilton: per eguagliare Schumi dovrebbe vincere ancora due campionati del mondo e 18 Gran premi. Con il ritmo degli ultimi anni (10 vittorie a stagione di media) è un obiettivo alla sua portata. Ma non deve fallire mai, né in questa stagione né nella prossima perché gli restano due soli anni di contratto con Mercedes. Alla fine del 2020 scade anche il suo accordo col team di Brackley e tutto si complicherà dopo quella data perché Hamilton nel 2021 avrà 36 anni, sarà in concorrenza con tanti giovani campioni che stanno emergendo e sopratutto cambieranno le regole tecniche della F1 che potrebbero rimescolare i valori in campo. Perciò Hamilton non può sprecare l’occasione: deve assolutamente vincere tante gare e i due titoli iridati quest’anno e il prossimo altrimenti il suo sogno di eguagliare Schumacher e diventare il numero uno della storia della F1 svanirà.
Ecco perché per lui il 2019 è un anno decisivo. O la va o la spacca. Non c’è chiamata di appello: se viene battuto dalla Ferrari la sua striscia di successi non si chiuderà in bellezza.
Lo stesso discorso vale per la Mercedes. È stata la dominatrice dell’era della F1 turbo ibrida. Ha vinto 74 gare su 100 dell’era ibrida e cinque titoli mondiali Costruttori consecutivi. Il marchio tedesco si è cucito addosso un’immagine di supremazia tecnologica assoluta. Ma a livello di successi Ferrari è ancora un passo avanti: avendo gareggiato dal 1950 ad oggi senza interruzioni, Maranello è nettamente avanti nelle graduatorie: ha conquistato 235 vittorie contro meno di un centinaio di Mercedes. I tedeschi però hanno la soddisfazione di essere stati imbattibili nell’ultimo quinquennio: cinque titoli mondiali Costruttori consecutivi. Ma la Ferrari ha raccolto una striscia di successi ancora migliore: sei mondiali Costruttori consecutivi negli anni d’oro di Schumacher: dal 1999 al 2004 compresi. Per eguagliarli e in futuro superarli la Mercedes deve aggiudicarsi il mondiale Costruttori 2019 e anche quello del 2020. Dovessero perdere quest’anno, la striscia magica si spezzerà e il sogno di superare la Ferrari per vittorie consecutive svanirà. Ecco perché anche per Mercedes il 2019 è un anno decisivo: quello del: “o la va o la spacca”.
Per tutti questi motivi la sfida Mercedes-Ferrari e Hamilton-Vettel per primeggiare non solo nel campionato ma anche nelle statistiche oltre che nel campionato renderà la stagione F1 2019 che sta per partire davvero imperdibile.