Chi vince a Melbourne? Nico Rosberg, tanto per citare uno che se ne intende, non ha dubbi: lui dice che Melbourne vincerà Hamilton. Che ama tra l’altro la pista australiana. E che Lewis è favoritissimo anche quest’anno per aggiudicarsi il quinto titolo mondiale. Ma invece io voglio fare qualche ragionamento più ampio sulla prima gara.
Le mie sono ipotesi completamente personali ulla base delle indiscrezioni (non dei tempi, sia chiaro) raccolte nei test invernali. Stando a quel che si è visto in pista dovrebbe essere una sfida Mercedes-Red Bull, con la Ferrari subito dietro a fare da terzo incomodo.
Perché dico questo? Perché la Mercedes è già in palla, ha una macchina affidabile, che ha coperto nell’ultima settimana oltre 4800 km con un solo motore, quindi quasi la distanza di sette gran premi, che sono quelli che per regolamento dovrà durare un propulsore. Quindi la W09 Hybrid è velocissima, affidabile e soprattutto non ha richiesto grandi lavori di messa a punto visto che si è potuta permettere il lusso di girare per la maggior parte del tempo nei test con le gomme medie in assetto gara per perfezionare il set up col pieno di carburante.
Quindi è la favorita? Io qualche dubbio ce l’ho e provo a spiegarvelo.
Quello che mi fa ancora pensare sono le parole di Bottas. Il finlandese dice che la Mercedes consuma troppo le gomme morbide (le gialle). E siccome a Melbourne, che è un tracciato cittadino, non si useranno le mescole medie con cui la Mercedes è stata velocissima nei test, ma le più soffici – nell’ordine ultrasoft viola, supersoft rosse e soft gialle – le cose possono cambiare. C’è il dubbio che la W09 possa essere condizionata in gara dall’eccessivo consumo delle gomme. Che può significare fare una sosta in più, oppure impiegare a lungo le meno soffici che sono proprio quelle gialle indigeste, secondo Bottas, alla W09. Questo non significa certo che Hamilton e Bottas possano finire a centro gruppo, questo no, ma semplicemente che non potranno forse esprimere tutto il potenziale della loro monoposto e impostare la strategia ideale.
E la Ferrari? La SF71H a passo allungato deve semplicemente trovare una messa a punto perfetta. L’auto è cambiata più nella sostanza che nella forma perché quando si allunga il passo su una F1 vengono variate la distribuzione dei pesi, il baricentro e il centro di pressione aerodinamico; gli ingegneri di conseguenza non possono più sfruttare indicazioni ed esperienze di set up della monoposto precedente. Va cercato e messo a punto un nuovo bilanciamento lavorando di precisione sul set-up. E la Ferrari questo set set-up perfetto non lo ha ancor trovato. È certo ed è assodato che la SF71H ha un grandissimo potenziale, ma richiede ancora un lavoro di sviluppo per esprimerlo completamente. Quindi Vettel e Raikkonen non partono nemmeno loro come i favoriti nella prima corsa. Se la Ferrari nel 2017 era la macchina più competitiva a inizio stagione – tanto che vinse due delle prime tre gare – adesso non sembra esserlo ancora. Speriamo lo diventi in breve tempo, quando i tecnici avranno capito come sfruttarne l’enorme potenziale.
E allora senza Ferrari nè Mercedes, chi diventa il favorito? Provo ad azzardare un nome: Red Bull. E vado ancora oltre: dico Ricciardo più di Verstappen. Per vari motivi: primo perché si corre in Australia, terra di Ricciardo, dove Daniel è sempre andato fortissimo, ama la pista, ha un boost tutto speciale dai suoi tifosi ed ha un carattere latino per cui si esalta nelle difficoltà e tira fuori il cuore e il 110% delle sue capacità in quei frangenti. E poi perché siamo ancora a inizio campionato: la Red Bull spera ancora di tenerlo in futuro (il contratto di Ricciardo scade a fine 2018 e lui vorrebbe andar via) quindi non favorirà smaccatamente Vertsappen come accadrà di sicuro quando si renderà conto che l’australiano si sta accordando per accasarsi altrove.
Ma perché la Red Bull? Perché a sentire chi l’ha vista da vicino nei test di Barcellona, la macchina è velocissima. Ha un effetto suolo spaventoso, un grip eccezionale, riesce a portare subito le gomme in temperatura e questo diventa un vantaggio enorme per andare forte nel giro secco di qualifica e nei primi giri di gara e può significare impostare strategie d’attacco. Aggressive nei confronti dei rivali. Anche l’affidabilità che era un disastro a inizio 2017 sembra quest’anno un problema superato; Il vero punto debole della Red Bull resta il motore Renault accreditato di una cinquantina di cavalli in meno rispetto a Mercedes e Ferrari. Ma se la differenza di motore si farà sentire in Bahrain, Cina e Azerbaijan, piste con violenta accelerazioni oppure lunghi rettifili, sarà meno determinante sul cittadino di Melbourne dove contano di più la downforce e il grip piuttosto che i cavalli.
Gli altri? Tutti lontani fra i 9 decimi e il secondo e due. Con la Renault ufficiale di Hulkenberg e Sainz a guidare il gruppo e porsi come quarta forza; più di McLaren che avrà ancora nelle prime gare tanti problemi di affidabilità perché la macchina è troppo estrema e la disposizione degli scarichi può “cuocere” gli elementi nel retrotreno come è già successo in Barcellona: carrozzeria e braccetti delle sospensioni. Ancora una volta la McLaren ha fatto una macchina senza tolleranze per migliorare l’aerodinamica e circola poca aria sotto il cofano per raffreddare le bollenti temperature che si generano.
Non così competitiva invece la Force India che ha una monoposto “evoluzione” del 2017 ed è ancora indietro nella costruzione di una aerodinamica nuova più avanzata che arriverà a metà stagione. Però non va sottovalutata la voglia di rivincita di Alonso e a crescita di Vandoorne, la coppia di piloti più forte tra le squadre di medio livello.
In testa al terzo gruppo, a circa un secondo e mezzo dal vertice, dovrebbero collocarsi Haas e Toro Rosso, con possibilità di avvicinarsi ai tre team di secondo piano per lottare se non per il quarto posto fa le squadre, almeno per il quinto. La Haas è per buona parte la Ferrari del 2017 con il motore 2018, quindi è la macchina che ha vinto a Melbourne l’anno scorso e su quel tracciato il telaio era eccezionale. Meno certezze danno i due piloti: Grosjean è veloce ma imprevedibile, Magnussen è imprevedibile e basta. Non dimenticate che proprio a Melbourne conquistò con la McLaren tanti anni fa l’unico podio della sua carriera nella gara d’esordio in F1! La stagione della Toro Rosso dipenderà invece dal motore a Honda, ma è probabile che per adesso i giapponesi abbiano cercato più affidabilità per fidarsi dalla cattiva immagine degli anni scorsi e inseguiranno più avanti la velocità. Per cui difficile pronosticarli molto più avanti del settimo/ottavo posto fra i team, ma in futuro potranno migliorare.
Chiudono il mucchio Sauber-Alfa Romeo e Williams. Due team con auto “difficili” che hanno avuto gravi problemi di messo a punto nei test e rendono a vita difficile si rispettivi piloti. Ma Sauber pare avere un potenziale che potrà farla crescere quando i tecnici troveranno il modo di renderla meno difficile da guidare per i suoi inesperti piloti; la Williams invece pare l’ombra della monoposto che era quattro anni fa quando fece anche una pole position. È un progetto mal riuscito e renderà dura la vita si suoi due piloti, Stroll e Sirotkin, la coppia più giovane e purtroppo anche la più inesperta della F1. Rischiare di Vedere quelli della Williams fare la figura degli ultimi, vista la loro tradizione, è triste ma è il rischio che si corre quando i manager scelgono i soldi (dello sponsor di Sirotkin) piuttosto che il talento (di Kubica).