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Il Mugello ha esaltato tutti i piloti F1. Con quei suoi saliscendi, le picchiate mozzafiato in discesa, le numerose esse che richiedono una guida ritmica (non devono essere aggredite ma “accompagnate”) è la quintessenza di come dovrebbero essere i circuiti di auto e moto da corsa. Non è un circuito di pianura, non ci sono zone piatte ma è disegnato sul pendio di una collina in mezzo al verde. Quindi salite e discese sono una variabile in più per i piloti nella guida. E donano una conformazione speciale alle curve stesse moltiplicandone le difficoltà. Come Spa-Francorchamps, come Imola.

Soprattutto è un circuito “vero”. Un circuito dove i piloti godono a guidare. Il tratto più bello è quello che va dalla esse in discesa Casanova-Savelli fino alla doppia curva a destra dell’Arrabbiata. Che i più coraggiosi affrontano in pieno in settima marcia a oltre 270 km orari. Un tracciato d’altri tempi, anche se quello moderno è nato soltanto nel 1974 Mark Webber, uno che non ha peli sulla lingua, è stato categorico qualche settimana fa. “Dieci giri in F1 al Mugello valgono quanto mille ad Abu Dhabi!”. Sia per il piacere di guida che le curve del tracciato trasmettono, sia per la fatica e lo stress fisico che subisce il pilota.

  

Al Mugello la F1 non aveva mai corso prima, però per noi italiani è un tracciato carico di storia, che non ha nulla da invidiare a Imola e Monza in fatto di tradizione e simbologia. Anzi, se vogliamo dirla tutta a livello storico, il Mugello è uno dei circuiti italiani più antichi in assoluto. La sua leggenda inizia nel lontano 1914, una decina di anni prima di Monza e cinquant’anni prima di Imola. In origine era un circuito stradale. Lunghissimo, difficile e impegnativo. Paragonabile alla Targa Florio ma ancora più difficile perché il percorso del Mugello era ricavato dalle tortuose strade statali che si arrampicano e scendono dall’Appennino Tosco-emiliano.

Il giro era lungo 66 chilometri. Un’eternità! Si correva sulle strade più pittoresche della Toscana, le stesse che sicuramente tanti di voi avrete calcato se vi siete mai concessi un un week end turistico nell’Appennino fra Bologna e Firenze in auto o in moto. Il percorso stradale originario partiva da Scarperia, il paesino ai margini dell’attuale pista, saliva verso Nord lungo la principale SP503 fino al Passo del Giogo, arrivava a Firenzuola poi lì girava a sinistra sulla SS 65 verso il passo della Futa e una volta scollinato, si gettava in picchiata in discesa direzione Barberino del Mugello, passava nella vallata dove oggi c’è il lago artificiale del Bilancino (che fino agli anni Ottanta non esisteva!). Infine, dopo un lunghissimo rettifilo che tagliava a metà la frazione di Cafaggiuolo (è la stessa strada che percorrete uscendo dall’autostrada per recarvi al circuito moderno) tornava verso Scarperia.

Su quella vecchia pista stradale di cinquant’anni fa si è corso per tanti anni una famosa gara di durata, di 500 km, riservata a Turismo e Prototipi. Poi dopo il 1970, vista l’eccessiva pericolosità (sul rettifilo di Cafaggiuolo i prototipi toccavano i 290 km all’ora tra due file di alberi!!) si è deciso di abolire il circuito stradale del Mugello e costruire la pista permanente nella vallata a fianco di Scarperia.

Il record sul giro del vecchio Mugello appartiene al famoso pilota toscano Nanni Galli, scomparso lo scorso anno, che con una Lola T210 Prototipo nel 1970 aveva stabilito un tempo pazzesco per l’epoca, 29’36”08, all’incredibile media di 134 km orari. Badate bene, 134 km/h di media su tortuose strade di montagna!

Se deciderete di regalarvi un week end in Toscana, provate a percorrere un giro di quel famoso circuito – le strade provinciali ancora ci sono – e vi renderete conto di cosa significava guidare a 134 all’ora di media su quelle curve con un’auto da corsa! E se un giorno passerete per il passo della Futa, a 900 mt di altitudine, il punto più alto del circuito, troverete lì proprio sul valico un hotel/ristorante – oggi ritrovo dei motociclisti che vanno su e giù per le strade del Passo – e dopo esservi gustati una squisita fiorentina alla brace date un’occhiata alla targa appesa al muro: ricorda ancora quel giro record di Nanni Galli del 1970 al Mugello.

Il circuito moderno è nato nel 1974 nella vallata del Mugello ai margini del paesino di Scarperia, 30 km a nord di Firenze. Nei primi anni ha ospitato gare di F2 e gare del motomondiale. Purtroppo il debutto del motomondiale, nel 1976, fu tragico per il Mugello: in una triste domenica di maggio morirono due piloti italiani, Otello Buscherini nella classe 250 e Paolo Tordi nella 350. Uno caduto all’Arrabbiata, uno al Bucine. All’epoca il Mugello aveva numerose reti di contenimento nelle vie di fuga, prima delle barriere. Come mai allora quelle due tragedie? Perché purtroppo quelle reti, che andavano benissimo per avviluppare e fermare le auto che uscivano di pista prima che colpissero il terrapieno, si rivelarono mortali per i motociclisti. Buscherini e Tordi persero la vita nell’impatto contro i duri paletti di sostegno di quelle reti che non erano ricoperti di protezioni soffici. Dopo quelle tragedie il Mugello si adeguò togliendo le reti e ampliando le vie di fuga in sabbia: oggi alla curva San Donato, la prima dopo il traguardo, ci sono ben 109 metri di spazio d’emergenza.

Guidare sul Mugello, per un pilota di moto, è sempre stato esaltante. Danzare tra quelle continue esse era un piacere unico per i piloti. Su quelle curve trionfò Kenny Roberts negli anni del suo dominio motociclistico. E poi ci hanno vinto Biaggi, Capirossi, Rossi. Fino a Petrucci che ci ha conquistato nel 2019 con la Ducati la sua univca vittoria in motoGP. La F1 però non ci ha mai corso al Mugello. Tanti test privati negli ultimi vent’anni, mai un Gran Premio. Però il Mugello ha ospitato la F2, il DTM, il Fia GT e un’infinità di categorie.

Anche se la F1 non ci ha mai gareggiato, diversi episodi hanno contraddistinto la storia del Mugello a quattro ruote. Qui per esempio nel 1999 Schumacher tornò a provare la Ferrari dopo essersi rotto la gamba nell’incidente di Silverstone a metà stagione e riacquisì la fiducia per tornare in pista ad affiancare Irvine nel finale di stagione e aiutare la Ferrari a vincere il titolo mondiale Costruttori di quell’anno.
Il Mugello fu anche teatro dell’ultimo test con una F1 di Valentino Rossi: con la Ferrari nel 2008.

  

Ma soprattutto qui, in un test privato nel 2000, esplose la stella di Raikkonen. Kimi era un esordiente, aveva 21 anni e proveniva direttamente dalla Formula Renault. La Sauber gli fece fare un test con la propria F1 quasi per curiosità. Siccome era un pilota esoprdiente, il suo nome nemmeno era stato scritto nel computer dei tempi sul giro. Successe invece che Raikkonen si trovò in pista assieme a Schumacher che, impressionato da come guidava quel ragazzino sulla Sauber davanti a lui, chiese al proprio box chi mai fosse quel tipo sconosciuto che andava così forte. Sulla base anche dei giudizi di Schumi, Peter Sauber si convinse a confermare Kimi in squadra.
Oggi, dopo 46 anni di corse di ogni genere, finalmente la F1 scopre in modo ufficiale il Mugello. Sono state il Covid e la pandemia a creare le condizioni adatte per l’ingresso della corsa toscana in calendario.

Per i curiosi, il Mugello è lungo 5.245 metri ed è formato da 14 curve; il record della F1 appartiene a Barrichello che con la Ferrari nel 2004 girò in 1’18”704 alla media di 239,9 km orari. Di sicuro le F1 turbo ibride di oggi potranno scendere fino a 1’15”, forse anche meno.

A titolo di paragone il giro veloce con una moto è stato stabilito l’anno scorso da Marquez con un tempo più alto di quasi 30 secondi rispetto alla F1: 1’45”519 alla media di 178 km orari. Una differenza enorme che fa capire quanto l’elevatissima deportanza della F1 possa fare la differenza sulle curve velocissime del Mugello per tenere attaccata al terreno una monoposto rispetto alle motoGP. La differenza sarà abissale specialmente alla Canasanova-Savelli e alle due curve dell’Arrabbiata, una sequenza di cambi d direzione in discesa e poi salita che non ha niente da invidiare per difficoltà alla mitica Eau Rouge-Raidillon. Lì i piloti motoGP parzializzano con attenzione il gas nel cambio di direzione in discesa e prima dell’Arrabbiata fra i 200 e i 220 km/h,, mentre le F1 – forte dell’appoggio aerodinamico – entrano a pieno gas a 270 km orari.

Avete un ricordo di una gara o di un episodio che avete vissuto di persona al Mugello? Raccontatelo qui.

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