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In tv l’errore all’ultima curva con cui Giovinazzi ha distrutto in qualifica la Sauber mancando la possibilità di continuare in Q2 è stato etichettato precipitosamente come “errore da rookie”. Ma perché mai? È stato un rischio, un azzardo, ma non certo un’ingenuità. Errore da rookie se vogliamo è quello che aveva commesso Stroll in Australia perdendo il controllo della Williams in modo inspiegabile, non certo quello di Giovinazzi.

Ben altro discorso per l’errore in gara: quello si che è un errore da rookie, perché lì non stava tirando allo spasimo per fare il tempo, ma doveva gestire una gara lunga 56 giri con gomme slick ancora non in temperatura e sull’asfalto umido. Incredibile come la Sauber gli sia scappata di mano ormai in pieno rettifilo: lì Giovinazzi non era sull’erba sintetica come al sabato, era risaia  ruote diritte in pieno rettifilo e stava cambiando marcia da 4° a 5°. Ha preso una chiazza di umido con gomme ancora non “calde” e la Sauber si è intraveduta finendo contro il muretto box.Un’ingenuità, forse ha cambiato marcai troppo bruscamente, chissà. Fatto sta che questo crash deve far riflettere sulla brutalità di erogazione della potenza dei motori V6 turbo ibridi da 900 cv che devono avere una coppia spaventosa perché avere un patinamento delle ruote nel afre quarta-quinta ormai in piena velocità è terribile a pensarci bene.

Non è stato un errore ma un rischio (mal) calcola invece quello delle qualifiche al sabato. Stessa curva della gara, solo cento metri prima. Irrispettoso chiamarlo errore da rookie. Ricordiamoci che si era in qualifica, quando giochi il tutto per tutto per tirare via qualche decimo al tuo stesso tempo. In quella curva Antonio si è preso un azzardo proprio al limite per dare la zampata e qualificarsi in Q2, non ha mica compiuto un’ingenuità.
Quell’ultima curva di Shanghai, la numero 16, è una curva a sinistra quasi cieca; dove non si vede la corda e nemmeno il cordolo in uscita; non ci sono riferimenti ed è una di quelle curve da fare col fiato sospeso, “in apnea”, frenando poco poco per portare velocità in curva. E andare subito sul gas a centro curva facendo contemporaneamente scivolare la macchina verso l’esterno per sfruttare la pista fino al cordolo. Senza innescare però un sovrasterzo che può diventare deleterio. Un po’ come il Raidillon a Spa. Come la Copse a Silverstone. Curve mozzafiato dove quando esci dici a te stesso: se rischiavo di più potevo potevo farla più forte, ma è difficile trovare prima, quando ci sei dentro, l’esatta misura.

Capisco il dilemma di Giovinazzi: aveva l’ultimo tempo fra i qualificati in Q2; bastava un soffio ed era fuori dai 15. Sapeva di avere alle spalle Verstappen, Stroll, Grosjean che dovevano ancora chiudere il giro. Tutti piloti con macchine più veloci della sua. Doveva metterci del suo in ogni curva. Rra in vanatggio di due decimi sul suo crono precedente, forse non abbastanza per restare 15esimo. Gli era rimasta sol quella curva per cui si è preso un grande rischio entrando un po’ più forte e accelerando un po’ prima. Ha sfruttato tutto l’asfalto in uscita, poi il cordolo, poi l’erba sintetica. Il problema è che è andato col piede sul gas troppo pesantemente, quando la posteriore destra in appoggio della Sauber era ancora sull’erba sintetica. Lì la macchina è in equilibrio precario, praticamente poggia tutta su una sola ruota motrice, quella esterna. L’erba sintetica ha meno grip del cordolo, la gomma è slittata quel minimo che bastava a farla derapare, poi la forza centrifuga ha fatto il resto.

Ma che doveva fare Giovinazzi? Andare più piano in sicurezza e incassare una probabile non qualifica? Noi siamo appassionati e ammiriamo i piloti che tirano fuori le palle e danno il 110% nel momento cruciale. A volte va bene, a volte no. Ma questo è l’approccio che dovrebbe avere un pilota di F1. Altrimenti cambia categoria. E prima di gettare la croce sopra Giovinazzi, ricordiamo che Senna chiuse una qualifica, al Gp Francia di Magny Cours, allo stesso modo: sbattendo a muro all’ultima curva nel giro di qualifica per avere perso la macchina come Giovinazzi in accelerazione. Solo che lì la linea del traguardo era proprio all’uscita della curva, non distante 300 metri come a Shanghai. Per cui Senna, sbattendo, transitò sula fotocellula e fece lo stesso la pole!

2 COMMENTI

  1. Quando ti trovi sul sedile di quell’auto per una serie di combinazioni non preventivabili sino a 20 giorni fa, be l’unica cosa che devi fare è quella di provarci come ha fatto il Giovi… si fa così… si vede che ha stoffa ed ha fatto quello che ogni pilota vero deve fare.. provarci sempre… mi auguro che la sua carriera sia grande perché ci meritiamo tutti noi un campione italiano dopo tanto tempo… meglio avere rimorsi che rimpianti.. vai Giovi… vai

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