Ho faticato a dormire venerdì sera dopo il tuo incidente. Le immagini della tua tragedia, la handbike rovesciata, il camion con il segno del gesso fatto dai carabinieri lì dove hai impattato contro il predellino… Scene che mi hanno scatenato forti emozioni e fatto ripensare a quei giorni tristi del Lausitizring, 19 anni fa, quando Cesare (Mannucci) mi chiamò dalla Germania e mi disse: “È messo male. Non può farcela. Ho visto la macchina quando l’hanno sollevata col carro attrezzi e faceva impressione perché grondava sangue”. La tua Reynard-Honda inzuppata di sangue. Il tuo sangue. Quella volta avevi perso cinque litri di sangue, te ne era rimasto uno solo in corpo. Eppure ti sei salvato. Hai perso le gambe ma non il sorriso. Dopo un mese tornavi già a sorridere dalla camera d’ospedale. Ecco, oggi serve un miracolo come allora. Devi inventarti una nuova impresa. Devi stupirci di nuovo.
D’altronde a te è sempre piaciuto stupire. Come quando – eravamo ragazzini – mi portasti a fare i “tondi” con una Opel Omega Lotus, in un piazzale di Castelmaggiore. Con quel mostro di macchina biturbo travestita da tranquilla berlina ma spinta da 360 cavalli, consumasti le gomme per fare dei “tondi” perfetti tra il fumo di gomma bruciata. Fu lì che ti innamorasti di quelle acrobazie per cui in America sei diventato famoso e che sono il tuo marchio di fabbrica. Ogni volta che vincevi una gara in Usa festeggiavi con i “tondi” a fine corsa e fosti subito il beniamino del pubblico americano che chiamò “donuts”, come le loro frittelle tonde, quei tondi neri perfetti ottenuti dalla strisciata di gomma sull’asfalto.
Ti è sempre piaciuto stupire. Anche quella volta ai Caschi d’Oro di Autosprint, nel 2001, quando poche settimane dopo il tuo incidente, ti alzasti a sorpresa in piedi sulle protesi nuove di zecca meravigliando il mondo che ti seguiva dal teatro e dagli schermi della diretta tv della Rai. Fu uno shock per tutto il mondo che ti immaginava immobile in carrozzina mentre tu invece volevi stupirci tutti ancora una volta. A dir la verità quella volta avevo subdorato qualcosa, quando il giorno prima il dottor Costa, il tuo angelo custode, mi aveva chiamato e mi aveva detto: “Alex vuol sapere com’è fatto il palco. Puoi mostrarmelo?”. Io non capivo bene cosa volessi, ma accompagnai Costa al teatro. E lui si mise a tastare col piede il pavimento di legno del palco cercando giunture, rilievi, impuntature del terreno. E poi lo vidi premere col piede sul tappeto rosso che ricopriva il palco. Io pensavo volesse saggiarne la consistenza per capire se le ruote della carrozzina potessero scorrere bene lì sopra. Ma mi sembrava strano. Però mai e poi mai mi immaginavo quello che sarebbe successo l’indomani. Una volta ricevuto il casco d’oro fra gli applausi, improvvisamente hai messo le mani sui poggiamani della carrozzina, ti sei fatto forza e ti sei sollevato in piedi per la prima volta sulle protesi. Davanti allo sguardo meravigliato di Michael Schumacher di fianco a te. Il pubblico si è zittito ed è rimasto a bocca aperta per la sorpresa. Poi è scrosciato un applauso da far venire giù il teatro. E tu nel boato quella volta pronunciasti forte al microfono una frase che a me e alla gente fece venire i lacrimoni dall’emozione: “Io mi spezzo ma non mi piego!”. Perché non ti arrendi mai. Come quella volta con quel sorpasso fantastico a Brian Herta a Laguna Seca.
Ecco Alex, oggi che il destino ti ha messo di fronte a una nuova prova e vuole cercare di spezzarti di nuovo, tu devi dimostrargli che non ti piegherai. Come quella volta. Ascolto il neurochirurgo che ti ha operato dire parlare davanti alle telecamere. La situazione è gravissima ma stabile, dice. S capisce che le ferite sono profonde. Anche il viso è interessato. Ma lascia trapelare un pio di speranza. Tu sei forte. Per tutto il periodo del lockdown sei entrato nelle nostre case e ti abbiamo visto dalla tv in una serie di spot per incitare l’Italia e gli italiani a non mollare contro il Covid. Ci hai dato l’esempio. Dicevi: ”È una nuova sfida: possiamo farcela!”, strizzando l’occhio. Adesso un destino crudele e ingiusto ti mette di fronte a una nuova sfida. Ma tu puoi farcela. Perché la sorte può cercare in tutti i modi di spezzarti. Ma tu non ti farai piegare. Lo sappiamo. #tieniduroAlex
C’ero anch’io quella sera ai Caschi d’Oro e ricordo benissimo la fortissima emozione che provai quando lo vidi alzarsi. Grazie Alex, ti aspettiamo ancora fra noi