Questo articolo è stato pubblicato su Autosprint del 14 maggio
I tedeschi si sono infiammati di colpo per l’ipotetica e incredibile voce di uno scambio di sedili fra Vettel ed Hamilton: l’inglese che passerebbe nel 2020 alla Ferrari e il tedesco che approderebbe fra le braccia della Mercedes. La voce, o meglio l’ipotesi surreale, ha cominciato a circolare nel paddock di Barcellona, al GP Spagna, nella notte fra venerdi 10 e sabato 11 maggio alimentata da alcune frasi sibilline di Toto Wolff. Che nel corso di alcune interviste con la tv e la stampa tedesca avrebbe ammesso che deve fronteggiarsi con questo timore. «So bene che il sogno di ogni pilota è quello di guidare per la Ferrari un giorno», ha spiegato il manager austriaco. «Il Cavallino è la squadra più iconica della Formula Uno. Ecco perché rispetterei totalmente questo desiderio. E con Hamilton ne abbiamo anche parlato più volte nel corso dei nostri colloqui di rinnovo di contratto l’ultima volta». Poi nei giorni successivi Toto Wolff ha rincarato la dose inserendo Vettel nella lista dei potenziali piloti futuri Mercedes, un giorno o l’altro. Dicendo anche: «Perché no?»
Certo, Toto Wolff è troppo furbo e sa bene che anche smentendo un’ipotesi del genere, non metterebbe a tacere le voci. Tanto vale alimentarle maliziosamente perché possono comunque mettere pressione agli avversari e anche distogliere per un po’ l’attenzione da una superiorità della Mercedes che sta diventando imbarazzante per tutti. Ma perché la Mercedes dovrebbe privarsi di un Hamilton così imbattibile avviato verso il 6° titolo mondiale? Semplice: perché in patria la Mercedes soffre paradossalmente in popolarità perché non è vista come un vero team tedesco in tutto e epr tutto. Fin dal ritorno in F1 nel 2010, la Mercedes ha sempre avuto un pilota tedesco nell’abitacolo delle proprie F1: prima Schumacher e Rosberg insieme, poi soltanto Nico.Ma dal 2017 basta. Un inglese e un finlandese. È il terzo anno che un teutonico non è al volante delle frecce d’argento ed è difficile trasmettere agli appassionati tedeschi il mito di una squadra germanica quando in realtà il team appare, anzi è sostanzialmente inglese: dalla sede, fino ai meccanici ed ai motoristi. Gli appassionati della Germania, memori dei bei tempi di Rosberg, sognano il ritorno di un pilota tedesco al volante delle frecce d’argento. Hamilton, per quanto fuoriclasse, non è un pilota din nazionalità tedesca e Bottas tantomeno. L’orgoglio tedesco ne soffre. La parte teutonica della squadra sognerebbe di nuovo un pilota della Germania. Ma l’unico sulla piazza sarebbe Vettel…
Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Sotto forma di contratti ferrei. Uno lega Vettel alla Ferrari fino al termine del 2020, un altro blinda Hamilton con la Mercedes fino alla stessa scadenza.
Però, prima di escludere la fanta-ipotesi sollevata dai tedeschi c’è da fare qualche considerazione. Prima di tutto, il numero uno di Mercedes, Dieter Zetsche, l’omone coi baffi che avete visto sul podio di Barcellona (grande amico di Marchionne in passato) a fine maggio lascerà l’incarico di amministratore delegato del gruppo Daimler (Mercedes e Smart). Sarà sostituito da uno svedese di 50 anni, Ola Kallenius, che da anni è il manager in crescita del gruppo Daimler. Il primo n.1 Merceds non tedesco. Potrebbe proprio per questo mandare un segnale riprendendo un pilota tedesco in casa. Il cambio di leadership potrebbe giuistificare meglio un cambio di strategie in chiave piloti.
Poi c’è il caso Vettel: adesso sta guidando bene; anche in Spagna è stato aggressivo e consistente. Ma anche lui in cuor suo appare un po’ al capolinea psicologicamente dopo cinque anni di Ferrari che sperava ben diversi. Nemmeno lui, arrivato da pluri-iridato, è riuscito nell’impresa di portare al successo la Rossa. Come Alonso. E vista la piega che ha preso il campionato, è assai improbabile che ci riuscirà pure quest’anno. E ora non ha più un compagno accomodante come Raikkonen, ma un giovane rampante che smania per vincere come Leclerc. In più Vettel è un pilota che rende al massimo quando si sente coccolato e messo al centro dell’attenzione. In Ferrari lo è ancora, ma ancora per poco. A Leclerc l’ambiente e i tifosi hanno perdonato l’errore in qualifica di Baku che è costato una probabile vittoria al monegasco; a Vettel il tifo ferrarista rinfaccia ancora gli sbagli dello scorso anno a Hockenheim e Monza. O il testacoda in Bahrain nel duello con Hamilton che gli ha fatto perdere il podio. Già la frenata al limite dopo il via di Barcellona qualcuno dei tifosi l’ha intyerpretata male e criticata, senza capire che era invece l’unica chance concreta che aveva Seb per mettere le ruote davanti alle Mercedes. Insomma, mentre con Leclerc è luna di miele fra squadra e tifosi, con Vettel il feeling appare raffreddato. Binotto gli dà ancora fiducia perché in realtà Seb è un punto fermo del team ed è un gran lavoratore; ma il credito di Seb nel resto dell’ambiente ferrarista non è più così ampio. Non può più fare gare scialbe o permettersi ulteriori errori. Ci fosse ancora Marchionne, che di pazienza non ne aveva, Vettel avrebbe già perso il privilegio di essere il “capitano”. Ma poiché è la macchina a dimostrarsi poco competitiva e non Vettel (per ora) a compiere errori gravi in gara tali da compromettere il risultato, Seb per adesso ancora tiene in piedi il suo rapporto con la Scuderia. Ma il giorno in cui Leclerc non riceverà più ordini di squadra e prenderà il sopravvento, la parabola di Vettel ferrarista potrà dirsi agli sgoccioli. È un po’ la situazione che ha già vissuto in Red Bull nel 2014 con l’arrivo di Ricciardo.
È improbabile a questo punto che il sodalizio Vettel-Ferrari, se continuasse la non competitività della Rossa ed esplodesse Leclerc, possa andare avanti anche nel 2020 dopo una nuova sconfitta. Entrambe le parti, Vettel e il team, avrebbero bisogno di nuove motivazioni. Cambiare partner. Ma ci sono contratti blindati. Fino a un certo punto però, perché sarebbe nell’interesse sia di Ferrari che di Mercedes cambiare lo status quo. I contratti si possono rompere senza penali, sempre che tutte le parti siano d’accordo. Ferrari non si opporrebbe e Mercedes, per i motivi espressi prima sarebbe disposta. E farebbe comodo anche agli americani di Liberty Media, proprietari del “giocattolo F1”, dare una scossa alla noiosa ripetitività della F1 attuale. Perciò l’unica exit strategy da questo stallo sarebbe lo scambio Vettel-Hamilton. La Mercedes si priverebbe del suo campione per avere un altro pluri-iridato, finalmente di lingua tedesca. Con il quale accontentare le masse di tifosi del suo popolo. La Ferrari avrebbe il fuoriclasse che ambisce a chiudere la sua carriera facendo vincere la Rossa. Perché tutti i piloti, e Hamilton non fa eccezione, sono abbastanza orgogliosi da pensare di essere capaci di ribaltare con le sole proprie forze la congiuntura negativa della Ferrari. E sottovalutano il problema di scontrarsi con mille problemi di ambientamento, di politica, di pressione mediatica che compromettono i risultati.
Ci fosse ancora Ecclestone al comando della F1, lo scambio si farebbe di sicuro. L’avrebbe orchestrato lui stesso facendo da mediatore fra i due team. Sapeva gestire queste situazioni ed agire da “grande vecchio” nell’interesse delle squadre, dello spettacolo e del business globale F1. Come quando convinse Williams ad ingaggiare Jacques Villeneuve e favorì l’arrivo di Ayrton in McLaren. Per cui prima di cancellare come irrealizzabile questa pazza idea dello scambio Vettel-Hamilton, pensiamoci su un attimo. Anche perché l’ipotesi piacerebbe a tutti. Guarda caso, Lewis dopo le prove libere in Spagna, entrando nell’hospitality Mercedes, si è fermato a mettere il suo autografo sulla maglietta di un fan che lo aspettava lì davanti. Ed era una maglietta Ferrari rossa col cavallino…