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Scrivo a caldo dopo il GP Arabia Saudita. Mai visto un mondiale così combattuto fino alla fine se non quello mitico del 2007 che vinse Raikkonen. Ma devo dire che in tanti anni da inviato di F1, dove ho visto correre dal vero e battagliare piloti come Senna, Prost, Mansell, Schumacher – e sentire pure a volte le loro giustificazioni per certi azzardi – io uno scorretto nella guida come Verstappen non l’avevo mai visto prima. Ogni volta che va dritto in staccata per un sorpasso insiste per spostare l’avversario e tenersi la posizione. È sempre al di là delle righe. Quelle metaforiche, ma anche quelle bianche che delimitano la pista.

Verstappen è un pilota fantastico, lo riconosco. E lo ammiro. Uno col piede di Senna e la grinta di Mansell. Un campione di talento. È bravo bravo bravo. Ma per me è troppo scorretto. È come uno che grida sempre per avere ragione. Lui non duella e basta; lui aggredisce e spintona l’avversario. Tira delle staccate impossibili per resistere al rivale, va fuoripista e quando rientra ostruisce l’avversario pensando di avere il diritto di restare lì davanti.

Nel duello con Verstappen è sempre “l’altro”, è sempre il suo avversario del momento che deve preoccuparsi di evitare il contatto e l’incidente. Lui non ci pensa: si butta dentro e sta al suo avversario del momento evitare la collisione. Non si guida così. Anche se sei il più bravo del mondo! L’ha fatto due o tre volte ieri in Arabia Saudita, ma l’aveva già fatto a Interlagos e decine di altre volte prima. Anche il tanto discusso incidente di Silverstone – responsabilità di Hamilton per carità, è giusto dirlo – è finito com’è finito anche perché Verstappen non aveva alzato il piede vistosi infilato. Lui non desiste mai. Questo sentimento è bello in un pilota, ma fino a un certo punto. quando la manovra va male, con la staccata finisci lungo oppure l’altro ti mette le ruote dentro, devi imparare a mollare. Fa parte del gioco delle corse. Invece Verstappen non desiste anche quando la partita è persa. E questo comportamento ne fa un irresponsabile in tante occasioni.

Purtroppo l’aggressività di Max non è il frutto di una tensione da titolo mondiale. È il suo modo di guidare da sempre. La prima volta che lo vidi correre in F3, a Imola una decina di anni fa, guidava allo stesso modo. Infatti finì nella sabbia con un avversario per resistergli. Mi dicono che anche nel kart si comportasse così. È un problema di addestramento agonistico: è cresciuto allevato da un padre, scadente pilota, che ha riversato sul figlio frustrazioni e voglia di rivincita familiare. E deve averlo incitato a guidare sempre al limite delle regole. Anche oltre quando ne valeva la pena. E questo non è più motorsport.

Devo dire che tutti i grandi campioni ci cascavano a volte nelle manovre “sporche”: Senna una volta a Hockenheim ‘90, proprio come Verstappen a Jeddah, frenò davanti a Prost in pieno rettifilo facendo diventare dritti dalla paura i capelli ricci del Professore (ma non ci fu contatto come a Jeddah). Ma allora non c’erano camera-car e polemiche radio in diretta tv. E la cosa passò quasi sotto silenzio. E poi tutti ci ricordiamo come a Suzuka sempre Ayrton tirò fuori pista Prost per non fargli finire la gara e vincere il titolo. Anche Prost è caduto in questa tentazione a Suzuka ‘89 quando incastrò volontariamente le proprie ruote con quelle di Senna alla chicane. Pure Schumacher con una manovra fuori dalle regole fece fuori Damon Hill togliendogli il mondiale del 1994 e cercò maldestramente di buttare fuori Villeneuve a Jerez ‘97. Ma questi campioni hanno compiuto queste esagerazioni poche volte in carriera. E soltanto in situazioni estreme e combattutissime quando c’era in palio il titolo mondiale. Quando bisognava vincere ad ogni costo.

Verstappen invece guida così sempre. Di quei numeri scorretti ne fa tre o quattro a gara quando non ha la macchina per vincere. Ogni volta che ingaggia un duello non si limita a fare le spalle larghissime per non farsi superare. Ondeggia, oppure sposta e accompagna il rivale fuori pista. In un attimo le sue manovre estreme diventano platealmente scorrette. A Jeddah ha preso tre penalità, una retrocessione in partenza, poi una di 5″ e una di 10″ a distanza di venti giri. Purtroppo la Fia, con eccessiva debolezza, non gli ha mai comminato una punizione eccessiva e lui si sente impunito. E non tiratemi per favore a paragone il duello Villeneuve-Arnoux: quello fu un capolavoro in punta di fioretto di due campioni che sapevano rispettarsi. Quello di Max al confronto sembra un assalto a spada all’ultimo sangue. Del tipo: mors tua, vita mea.

Mi spiace, ma non riesco ad ammirare ad oltranza un pilota che guida così. Finché non cambia atteggiamento. Ho assistito dal vivo alla sua prima vittoria a Barcellona 2016, quando al debutto con la Red Bull riuscì a strappare la vittoria a sorpresa tenendosi dietro a gomme consumate uno come Raikkonen che cinque anni fa non guidava certo come il pensionato di oggi. Mi ritenni fortunato perché ero convinto di aver assistito dal vivo all’esplosione di una stella. Uno di quegli avvenimenti che capitano ogni dieci anni. Ma il ragazzo timido e velocissimo è diventato un arrogantello del volante. Capace di certe magie di guida, come quella della pole mancata all’ultima curva ma anche di scorrettezze ripetute. E non mi si tiri in ballo la minor competitività della Red Bull rispetto alla Mercedes che lo autorizza a andare oltre il limite per metterci del suo. Colpa loro che hanno tralasciato di lavorare su un assetto da gara per inseguire una pole che non è arrivata. Poi ne hanno pagato le conseguenze. Schumacher venne punito con la cancellazione di tutti i punti nel 1997 dopo la ruotata a Villeneuve, su Max invece chiudono un occhio perché fa comodo per lo show a Liberty Media e Netflix. Ma che esempio si dà ai giovani piloti che si sentiranno autorizzati anche loro in F2, F3 e F4 a accompagnare l’avversario fuori pista tanto “è permesso”?

Perciò rispetto adesso molto di più Hamilton che ha tanta esperienza sulle spalle e nonostante i 36 anni guida ancora da Dio e ha anche la saggezza/bravura di saper andare al limite evitando l’incidente. Io una scorrettezza di Hamilton in pista verso un avversario fatico a ricordarmela in tempi recenti. Di quelle di Verstappen potremmo scrivere un elenco infinito.

E poi ho sentito in tv accostare Hamilton a Verstappen per quella tamponata in pista. Ma scherziamo? Di chi è davvero la scorrettezza? Di chi è stato sorpreso e indotto a una manovra d’emergenza senza preavviso o di chi gli ha frenato in faccia per sorprenderlo?
È chiaro come il sole che Verstappen, sapendo che doveva restituire la posizione, abbia fatto una “furbata” disperata pestando di colpo sul freno per ingannare Lewis e sperare in un suo errore di guida (che c’è puntualmente stato, ma la Mercedes è più robusta d’un carro armato). Infatti la telemetria Red Bull ha dimostrato che Max ha dato un pestone sul freno da 69 bar in rettifilo con decelerazione di 2,4g. A titolo di paragone: in una staccata violentissima si arriva a 150 bar e 4,5g, quindi quello altro che “rallentamento”! Era una frenata-trappola. Max sapeva che ci avrebbe guadagnato lui più di tutti da un doppio ritiro. E in gara, capito che non aveva il ritmo con le gomme medie, ha seminato trappole ovunque in pista ad Hamilton con le sue manovre nella speranza che Lewis ci cascasse dentro. Sapeva che un contatto, una collisione o un ritiro di entrambi avrebbe giocato tutto a suo vantaggio. Invece Hamilton è stato bravo ad evitare provocazioni e collisioni.

Per questi motivi nella sfida finale di Abu Dhabi stavolta non dirò più vinca il migliore. Mi auguro invece prevalga Hamilton. Perché ritengo che sia più giusto –secondo me – che il mondiale vada al pilota che per tutto l’anno, e specie in Arabia Saudita, ha guidato in modo più corretto. Sempre entro le righe. E intendo sia quelle metaforiche, che quelle reali bianche che delimitano la pista che Verstappen ha frequentemente oltrepassato e violato.

Stavolta Max dovrà cambiare tattica: ad Abu Dhabi I due partono alla pari e chi finisce davanti all’altro vince il titolo. Primo o secondo ma anche settimo od ottavo. Non valgono artifici tattici, giochi di squadra o scarti per sottrarre punti all’altro. Chi batte l’altro vince il titolo. Chiaro e semplice. Come in una partita a tennis o meglio sul ring di boxe. Già, c’è sempre il dubbio che un doppio ritiro giovi a lui che ha 9 vittorie contro 8. Io però mi auguro che Verstappen voglia dimostrare di saper vincere il titolo in modo “pulito”. Voglio vedere quanto va realmente forte battagliando con le ruote dentro le famose righe. Se ci riesce, sarò il primo ad applaudirlo.

3 COMMENTI

  1. Alberto… quanto ci manchi! Che nostalgia per uno che ha visto le corse dal di dentro con un grande maestro ed ispiratore come il grande Marcello, tuo compianto papà. Condivido al 100‰. Spero che anche nello sport ci sua una giustizia superiore. Ti abbraccio. Fabrizio

  2. buono Luigi Amiltone…..piagnina e se non avesse il missile che ha ne avrebbe forse vinti 3 o 4….non di più e poi politicamente conta molto di più Lupo Toto…..e sempre forza Rossa…..ciao

  3. Concordo in tutto, analisi perfetta, non viziata da tifo o altro. Max è un talento, fa manovre che sembrano impossibili ai più, è giovane ma ha già maturato un’enorme esperienza in F1 e su macchine di primissimo livello. Questa gli avrebbe dovuto far capire quando affondare e quando mollare. È strafottente e arrogante, tremendamente capace, veloce ma presuntuoso. La gaffe all’ultima curva di un giro favoloso in qualifica, ma folle e fortunato perché non ha mancato il muretto due volte col posteriore solo per grazia divina, ne è la dimostrazione: voleva umiliare l’avversario con un distacco monstre, ma nonostante avesse sbagliato la frenata ha voluto ugualmente prendere subito in mano il gas. Quell’avversario che gli ha detto che non si sarebbe mai fatto intimidire da lui e più volte glielo ha dimostrato in questa stagione. Mi auguro che la prossima sia una bella gara, e che vinca chi lo merita. E che la pista non si dimostri di essere una vaccata atomica come quella di Jedda e che M.Masi si riprenda in fretta. Quante volte ho pensato che Charlie Withing fosse diventato inadeguato e dovesse mollare il ruolo di direttore di corsa, ma quanto lo rimpiango ora, lui e chi guidava la FIA senza farsi ridicolizzare.

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